Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Nel mondo del cinema niente sa essere insopportabile come un film francese quando è insopportabile. La cosa incredibile di certo cinema francese è di riuscire a fare film, anzi, a costruire intere cinematografie intorno al nulla, ma un nulla incipriato e imbellettato che gira su sé stesso. Questo Marito della parrucchiera è uno di quei film. Da qualunque parte lo si guardi, proprio non sta in piedi. Si fosse stati negli anni sessanta, ci sarebbe stata materia al massimo per un episodio e, se Leconte non fosse stato un regista ormai affermato, per un cortometraggio. Qui non si capisce bene se l'idea di partenza sia l'infatuazione (amour fou, ancora) per una parrucchiera, l'incapacità di staccarsi dal seno materno oppure semplicemente Rochefort che balla la danza del ventre. E proprio per il grande attore francese dispiace parlare di questo brutto film, del quale, pur rispettando il detto secondo il quale "sui gusti non si discute", non riesco a comprendere le critiche positive. Senza voler essere pignoli e notare gli evidenti buchi di sceneggiatura (ma cosa fa Antoine nella vita?), si deve notare che il film è noioso e procede secondo episodi appiccicati alla bell'e meglio, fino a un finale che non sta né in cielo né in terra, per raggiungere la misura minima sindacale di un'ora e venti.
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