Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Adam Resurrected, ovvero “Adam risorto”. Durante gli anni Trenta Adam è un cabarettista ebreo che viene internato in un campo di concentramento e subisce ogni tipo di angherie da uno psicopatico comandante che lo utilizza come il suo cane, letteralmente parlando. Dopo la guerra, Adam viene ricoverato in una clinica per malati di mente sopravvissuti alla Shoah, ed è qui che incontra un ragazzino segregato e incatenato, che si crede un cane. La resurrezione di Adam comincia proprio da qui, da quando decide di superare i fantasmi del passato e di aiutare il ragazzo a diventare un uomo e non più un cane. Film difficile da raccontare, difficile anche da giudicare, è un ritorno in grande stile per Paul Schrader, e probabilmente uno dei suoi migliori di sempre. Viaggio nei meandri di una mente malata, è un continuo vai e vieni fatto di flashback in bianco e nero che rievocano la detenzione del personaggio, alternati ai momenti che si svolgono all’interno della clinica di recupero in Israele. Il bianco e nero dei ricordi si alterna al bianco predominante della clinica, quasi a stemperare con il candore del bianco la cupezza della malattia mentale. Quindi, anche da un punto di vista cromatico, l’impatto del film è notevole. Ma è soprattutto la storia ad affascinare, a commuovere, a irritare. Film sgradevole, duro e tenero allo stesso momento, perfettamente coerente con la poetica “schraderiana” di raccontare personaggi in cerca di una redenzione salvifica su questa terra. Adam, infatti, si sente in colpa per non essere riuscito a salvare dall’inferno dell’Olocausto la moglie e la figlia più piccola, e per aver scoperto di aver perso anche l’altra figlia, morta in seguito di parto. Soltanto attraverso il piccolo David riuscirà a ritrovare uno scopo per la sua vita ed una via di riscatto. Straordinaria l’interpretazione di Jeff Goldblum, attore troppo spesso sottostimato e sparito dai circuiti della Hollywood che conta. Ma del resto ormai Schrader, si sa, non fa più film che piacciono alla Hollywood che conta.
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