Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film
una stanza, in miniatura. un braccio che braccia, o avanza, o cammina! due porte e una finestra. un lampadario acceso. alle porte si bussa e di mano in mano entrano altri pezzi di corpo. due occhi che s'infilano nelle dita della mano giusto per accogliere un'altra mano, due orecchie svolazzanti come una falena, che vengono sadicamente strappate l'una dall'altra(come un bimbo che disseziona l'ennesimo insetto per vedere cosa succede e come)e attaccate al secondo braccio. poi le mani si liberano di occhi e orecchie per installarle nella testa, che si completa di mano in mano di denti, lingue e cervello, nuovi ospiti che entrano nella stanza. sopraggiungono due piedi con gamba e un set completo di ciondolanti genitali che poco prima avevano tentato di sfondare prepotentemente una delle due porte. infine da porte e finestre viene vomitata una massa informe che dalle mani viene modellata a corpo per completare l'opera. purtroppo però, una volta finito, il corpo è troppo grande per stare e vivere adeguatamente nella stanza. l'unica cosa che rimane da fare è raggiungere l'interruttore e spegnere la luce. siamo in grado di fare di tutto a questo mondo. l'uomo è fautore di se stesso e del mondo che lo circonda, un muto e fine esecutore che però non ha abbastanza spazio per sopravvivere. il ciclo vitale giunge alla parola fine.
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