Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film
Come cortometraggio è tra i migliori di Svankmajer, inferiore forse soltanto a "Dimension of Dialogue" e a "The Flat"(inseritelo!), tra quelli che ho visto. Attenzione agli spoiler: Davvero molto interessante e a tratti anche divertente(come l'episodio del pene) e di un simbolismo non certo banale, ma anche piuttosto immediato. E' una visione laica della creazione, forse l'Uomo che si crea da sé, ma non ci è dato saperlo con certezza, i pezzi arrivano uno alla volta e non è un certo un caso che gli organi riproduttivi siano quelli più difficili da "reprimere". Una volta (auto?)creatosi, l'Uomo potrebbe vivere nel Mondo completo, formato, ma il Mondo non si rivela altro che una piccola, ristretta stanza, l'Uomo, alienato e schiacciato dal peso di questa stanza(il mondo... la società... la sua condizione di essere finito)che non è "a misura di uomo", vede la luce spegnersi, nel ciclico morte-vita-morte. La stanza che in 2001 vedeva il ciclo della vita in maniera ottimista(vita-morte-vita), è in Darkenss, Light, Darkness ribaltata concettualmente, a partire dall'emblematico titolo. Dal nulla veniamo(come le altre parti del corpo), ci formiamo nel ciclo della vita(non ho visto poco tempo fa il corto quindi non saprei, ma se non erro i genitali sono tra gli ultimi a formarsi, significativamente)e una volta terminato il ciclo la luce si spegne. Terminata la nostra formazione ci rendiamo conto di quanto siamo inadeguati a questa all'apparenza grande, ma in verità ristretta, stanza che è il mondo in cui viviamo, dove "veniamo alla luce".
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