Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film
Quella di Svankmajer è una visionarietà della concretezza, basata sulla materia soda, che occupa posto e fa ombra. Questa è la sostanza di cui è formato l'uomo, la cui vita e la cui interazione col mondo sono rette da una fisiologia meccanica di stampo cartesiano: egli è una macchina agente e pensante, un articolato insieme di vari pezzi, percorso da un sistema di fibre nervose attraverso cui gli impulsi cerebrali si trasformano in movimento. In questa prospettiva, rigidamente razionale, per l'individuo non ci può essere luce prima che la natura lo doti di un organo visivo, e dopo che la luce è fatta, non può tornare il buio finché in lui non c'è la volontà cosciente di premere un interruttore. Spetta infatti a noi decidere se e come usare le nostre facoltà fisiche ed intellettuali, liberandole nel mondo, o rinchiudendole negli spazi angusti dell'inerzia e del disinteresse. Il protagonista di questo film d'animazione è l'uomo di creta, creato e plasmato affinché funzioni in questo universo, esplicando le sue diverse potenzialità.
[Grazie ad Angelina per aver segnalato questo film.]
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