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Hadewijch

Regia di Bruno Dumont vedi scheda film

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La recensione su Hadewijch

di kotrab
8 stelle

L'estremismo di una passione spirituale che contemporaneamente mortifica il corpo e lo rende presente stimolandolo nel dolore, che però è anche e soprattutto un dolore interiore. Il confronto tra due modi di concepire la fede in Dio, entrambi forti ma opposti nei mezzi. Celine/Hadewijch (l'eccezionale J. Sokolowski) è una persona forse inqualificabile, sicuramente non circoscrivibile tra le regole di questo mondo, tanto che nemmeno il convento ne recepisce l'interiorità e quasi ne ha paura. Celine è persona e simbolo il cui corpo è il trampolino di lancio verso un altrove/altrui che neanche lei riesce ad individuare con esattezza, come Hadewijch è un luogo/"zona" e una entità interiorizzata perché lei stessa.
B. Dumont si riscatta ampiamente dall'esito orribile di Twentynine Palms (ma aveva già comunque diretto il bellissimo L'età inquieta e l'ambiguo e affascinante L'umanità, mentre ancora non ho visto Flandres) e con Hadewijch commuove con un rigore tuttavia mai esasperato, regolando la bellezza dell'immagine con inquadrature che non si esauriscono in mera staticità (alternate però anche a momenti più "movimentati"), ma hanno una vita interna dominata dai colori (molte tonalità verdi) e dalla luce, come dice giustamente Giulio Sangiorgio, confidando in un cinema che soffermando lo sguardo sulla superficie delle cose evochi ciò che sta oltre. E' proprio la sensazione che si prova per esempio quando Celine assiste alle prove di una cantata di Johann Sebastian Bach in una chiesa, tra superfici bianchissime e piene di luce, oppure nella resa dei già citati verdi della natura e delle penombre (fatto particolare è infatti anche il ricorso alla musica di Bach e André Caplet, in Dumont perlopiù assente o usata con molta parsimonia per risaltarne ancor più il significato al momento opportuno).
In questa ricerca dolente di uno sbocco, si percepisce forse una soluzione, lasciata aperta e imprecisata ma ugualmente forte, tramite il riscatto di un personaggio maschile (D. Dewaele) marginale nell'intreccio ma molto probabilmente decisivo in extremis e che tuttavia è sempre inconsciamente apparso importante allo spettatore. 8 1/2

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