Regia di Giacomo Campiotti vedi scheda film
Inizio Novecento, Napoli. Il giovane medico Giuseppe Moscati viene assunto in ospedale e fa carriera rapidamente grazie a intuizioni brillanti e una cura amorevole dei propri pazienti, prediligendo quelli più sfortunati e deboli. Nonostante qualche collega invidioso e qualche primario potente gli mettano i bastoni fra le ruote, Moscati continuerà a lavorare in modo impeccabile e indefesso.
Nel ventennale della santificazione (1987) e a sessant'anni dalla morte (1947), questa modestissima fiction celebra la figura di Giuseppe Moscati, medico campano (di Benevento, visse a Napoli tutta la vita: eppure, minchia, parla con accento siciliano per tutto il film!) che visse e lavorò in funzione dei più deboli. Un lavoro francamente, oltre che davvero brutto, inutile se non addirittura controproducente. Moscati - Beppe Fiorello, e chi se no? - viene caricaturizzato all'estremo, unico personaggio positivo in un contesto unicamente popolato da squali e da ignoranti, tanto che vedendo il film viene da chiedersi come abbia fatto il sistema ospedaliero napoletano a non collassare autofagocitandosi già da decenni. La sceneggiatura di Fabio Campus, Carlotta Ercolino, Lucia Zei, Gloria Malatesta, Claudia Sbarigia e del regista (da un soggetto dei primi due) non va affatto per il sottile e sembra voler abbassare gli standard qualitativi già infimi del prodotto televisivo medio di questi anni; dietro all'operazione c'è la Rai - ahinoi, intendendo con 'noi' tutti coloro che pagano il canone - e nel cast vengono inseriti anche kasia Smutniak, Domiziano Arcangeli, Ettore Bassi e Giorgio Colangeli. Due puntate da cento minuti circa ciascuna, necessarie per la trasmissione in doppia prima serata. Per Giacomo Campiotti, già al servizio del piccolo schermo da qualche anno, questa è la prima di una serie di fiction a sfondo religioso. 1,5/10.
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