Regia di Orson Welles, William Vance vedi scheda film
Opera prima di Orson Welles, che lo vede, all'età di diciannove anni, nella doppia veste di attore e regista, con la collaborazione di William Vance.
Nel tempo ci si può cullare, oppure inseguirlo affannosamente: comunque sia, l'ultimo brano della sinfonia è sempre la tetra melodia della campana a morto. Ad essa spetta il ritmo finale, a cui preludono tutti i movimenti precedenti, tra i piano e i fortissimo, i crescendo e i diminuendo. Il volto di tutti è il volto della Morte, e nemmeno la vanità e la superbia possono imbellettarlo più di tanto. Come una dama altèra e sdegnosa, possiamo rifiutare, uno dopo l'altro, tutti i pretendenti; però sarà sempre il Suo emissario in terra quello che, in un modo o nell'altro, infine, riuscirà ad averci.
Questo cortometraggio racchiude in nuce i principali tratti estetici del cinema di Welles, dal sinistro simbolismo degli oggetti al tragico senso dell'ineluttabile declino. Tipico delle sue opere successive è anche l'anonimato dei luoghi, mai esattamente identificabili, e sempre muti rappresentanti di un immaginario ovunque, collocato, chissà dove, ai margini del mondo.
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