Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
Johnny Marco è una star di Hollywood che trascina la sua esistenza come un automa in stanze d’albergo tra ballerine di lap-dance, donne facili, promozioni finte e la figlia undicenne Clio. Quest’ultima sembra l’unica molla che lo fa scattare condividendo momenti di gioco e tenerezza intervallati ai fastidiosi pedaggi della notorietà. Sofia Coppola si conferma regista sopravvalutata, in SOMEWHERE descrive la noia, il lusso e la mediocrità in cui sguazza un attore. Il modello narrativo dell’autrice di LOST IN TRASLATION, stavolta, pare il cinema di De Sica e Zavattini cioè la poetica del pedinamento, la descrizione quotidiana del protagonista con la sublime lentezza della vita vera. Peccato che qui tutto appaia tedioso e vuoto come i giri che Marco compie con la sua Ferrari. A proposito di Ferrari, a tratti, alcune scene assomigliano a uno spot della casa di Maranello. E ancora risulta registrato e triste come una puntata dei Telegatti, inutile come i cammei di Benicio Del Toro e Laura Chiatti. La regista vorrebbe raccontarci un mondo finto, in cui i soldi e bla bla bla non danno la felicità ma lo fa senza brio e senza incantare, quasi avesse la stessa zucca vuota del divo in questione. Lo stropicciato Stephen Dorff aveva tra le mani un ruolo semplicissimo ma si lascia dimenticare in fretta come d’altronde tutto il resto. Imbarazzante Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia.
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