Regia di Torgny Wickman vedi scheda film
Il dramma di un'adolescente, spinta a praticare sesso in ogni circostanza e con chiunque. Nonostante tale stile di vita possa dare origine ad un inferno personale, la speranza di un riscatto è non solo necessaria, ma probabile. Come dimostra questo erotico svedese, che tratta molto seriamente il tema.
La diciassettenne Anita (Christina Lindberg) viene frequentemente sorpresa da conoscenti in compagnia di uomini diversi: coetanei ma anche adulti e addirittura anziani. Non lo fa per soldi, ma per una compulsiva serie di istinti sessuali, che non riesce a reprimere, nonostante poi provi pentimento e vergogna. Vivendo in un piccolo paese, tutti sanno delle sue attività. Non l'aiutano di certo i genitori, soprattutto dopo che Anita si è esibita con la sorella Erika, di fronte ad un pubblico di conoscenti, terminando una recita scolastica con uno striptease integrale. Durante un amplesso con uno sconosciuto, in prossimità della stazione ferroviaria, Anita incontra Erik (Stellan Skarsgård), uno studente di psicologia impegnato anche con un gruppo di musicisti. Erik rifiuta di concedersi ad Anita, al contrario si prende a cuore la sua situazione, ospitandola provvisoriamente.
Terz'ultima regia del raffinato Torgny Wickman, cineasta svedese che tratta con molta comprensione "la vera storia di una ninfomane di diciassette anni". Bocca di velluto (allusivo titolo italiano che tradisce, puntando al doppio senso, il significato di quello originale) è un dramma diretto con profondità di testo dall'autore svedese (anche titolare della sceneggiatura), che può contare su due eccezionali interpreti: il pluripremiato Stellan Skarsgård, in seguito su svariati set (144 i titoli in curriculum) e tuttora sulle scene; e, all'epoca, la ventitreenne Christina Lindberg, bellezza (oltretutto ottima attrice) dal fisico perfetto presente in svariati erotici [svedesi ma anche tedeschi, compare infatti in Sex education (nel ruolo di Barbara) e Adolescenza porno/Teenage playmates, ovvero Schulmädchen-Report 4 e 7].
Wickman tratta qui un tema delicatissimo, e lo fa in maniera seria, cercando di dare (ma anche trovare) spiegazioni all'aberrante deviazione vissuta dalla giovanissima protagonista. Benché l'erotismo sia inevitabile, data l'abbondanza di forme generosamente esposte dalla Lindberg di fronte all'obiettivo della macchina da presa, l'abile regista non cerca il semplice effetto sensuale, al contrario sottolinea più volte, con significativi primi piani del volto rattristito di Anita, il dramma vissuto suo malgrado dalla sensibile protagonista, indotta in questa assurda "dipendenza", paradossalmente, dall'impossibilità di raggiungere l'orgasmo e soprattutto dal comportamento denigrante degli stessi genitori.
Il punto più basso raggiunto da Anita, probabilmente è quando si concede, una intera notte, ad un gruppo di sei spacciatori spagnoli e (guardacaso) italiani. Questa triste esistenza è pienamente elaborata da Anita, consapevole del decadimento morale in atto, come chiaramente espresso dalla sintetica frase che rivolge ad Erik: "Sono così infelice..." Wickman, con intelligenza e buon gusto, si guarda bene dal giudicare, al contrario suggerisce per la debole e indifesa ninfomane un recupero necessario, che si compie in un finale dove il meritato riscatto è sintetizzato da due semplici parole, pronunciate dal paziente e comprensibile Erik: "Ti amo!"
"Quanti uomini conoscono la differenza tra un’ossessione che si subisce e un destino che si sceglie?" (Denis de Rougemont)
F.P. 13/10/2019 - Versione visionata in lingua svedese (durata: 94'53")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta