Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Allasio-Salvatori per un 'fotoromanzetto' non particolarmente fantasioso: anche questo Marisa la civetta appartiene al filone del neorealismo rosa, sulla scia dei vari Poveri, ma belli e Pane, amore, etc. Sono storielle di paese con personaggetti del quotidiano ed una storia sentimentale in sottofondo: non c'è molto altro. Qui in sceneggiatura si affianca al regista (ed a Tatiana Demby) tale Pier Paolo Pasolini, ma francamente non lascia granchè il segno (forse contribuisce con la battuta finale, da un bambino a una bambina, 'Tutte le donne sono civette'), soprattutto considerando che lo scrittore ha già lasciato intendere le sue potenzialità collaborando fruttuosamente con Fellini per Le notti di Cabiria e che di lì a poco tornerà a scrivere per Bolognini ed i suoi Giovani mariti (nonchè La notte brava, suibito dopo), lavori in cui farà avvertire molto più profondamente la sua impronta. Marisa la civetta non si discosta granchè dall'innocenza del filone 'rosa' che in quegli anni sbancava, ma rimane un prodottino ben confezionato che segna la fine del periodo 'mestierante' di Bolognini, consegnandolo alla vena ben più autoriale delle successive produzioni. Curiosità: l'aiuto regista è Mariano Laurenti, che si distinguerà per un cinema di decisamente altro livello e qualità.
La gelataia di una stazioncina romana fa la civetta con tutti i ragazzi, ma l'unico che le piace davvero è un marinaio con cui ha un tira e molla continuo. Lieto fine.
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