Regia di Gerardo Olivares vedi scheda film
Odissea africana. Le colonne d’Ercole viste non più come paura verso l’ignoto ma come speranza per il futuro.
Perché nel profondo Niger la prospettiva dell’Europa è quella di una terra accogliente e ricca di opportunità. Con queste premesse inizia il viaggio di Buba, accompagnato dal fratello maggiore Mukela, che insegue il sogno di diventare calciatore; parallelamente Violeta fugge da un matrimonio combinato dai genitori. Le loro strade si incrociano su un bus straripante di disperata umanità. Violeta si è imbarcata col solo biglietto perché durante il viaggio le hanno rubato tutto e il bordello cui è stata costretta, anche la dignità. Buba perderà il fratello, ucciso dal deserto e dai miraggi. Perduti in una landa di sabbia ardente, Buba e Violeta, verranno salvati da un gruppo di Tuareg, gli uomini blù, nomadi del deserto incapaci di comprendere la fuga dall’Africa dei due giovani. Tuttavia, sarà proprio l’umanità dei Tuareg a infondere una nuova speranza in Buba e Violeta.
Le strade dei due si dividono alle porte dell’Algeria quando Violeta viene fermata per il passaporto non in regola. A questo punto lo sguardo di Olivares si concentra su Buba che continua il suo viaggio a piedi, seguendo la strada ferrata fra Algeria e Marocco, arriverà vicino alla meta per essere ricacciato indietro dalla polizia ma con caparbietà riprenderà il cammino fina ad Asillah, in Marocco, ove ritroverà Violeta, costretta a vendere il proprio corpo per comprare l’imbarco che le permetterà di attraversare gli ultimi 14 kilòmeros che la separano dalla Spagna.
Olivares contrappone, alla disperazione dei personaggi, paesaggi incontaminati e tramonti in controluce, a sottolineare le contraddizioni di un continente. Lo sguardo del regista spagnolo è dolente, tragicamente documentarista, senza mai cedere a pietismo o retorica.
L’occhio della macchina da presa si chiude con i due protagonisti finalmente in Spagna dove la pietà di una guardia di frontiera che volge lo sguardo altrove, permette loro di iniziare una nuova fuga.
L’odissea africana è finita, inizia ora quella europea ma a questo punto lo sguardo di Olivares non è più necessario, perché inizia un film che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno, un film che tanti non amano guardare.
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