Regia di Gerardo Olivares vedi scheda film
"Continueranno a vivere e a morire, perchè la storia ha dimostrato che non c'è muro capace di contenere i sogni".Questo film si chiude con questa frase della scrittrice spagnola Rosa Montero.
Questo è un film che dovrebbere essere visto da tutti,dovrebbere essere proiettato nelle scuole per la sua valenza "didattica" sul problema dell'immigrazione.In primis dovrebbe essere studiato da chi (s)parla di immigrazione clandestina e vuole cacciare solo i "negri" che infestano la nostra terra,da coloro che non sono mai contenti di quello che hanno,da coloro che vivono nel paese delle meraviglie,in un paese dei balocchi prefabbricato a proprio uso e consumo e non sospettano minimamente di farlo.Olivares si è fatto le ossa con i documentari e si vede.Questo è il suo secondo film di finzione e trasuda un'amarezza raramente vista al cinema di questi tempi.L'amarezza di un sogno che si infrange sulle sabbie del deserto o nelle onde sulla battigia di una spiaggia da percorrere correndo come se si fosse inseguiti da un cane(come dice uno degli scafisti).E in tempi in cui ci dicono di essere ottimisti per forza vedere un film come questo ti fa apprezzare qul poco che hai quando ritorni nella tua casa.Già avere la casa,avere delle radici vuol dire avere qualcosa in più di quello che hanno i protagonisti di questa pellicola.Sono Buba,aspirante calciatore con in camera i poster dei più famosi campioni africani e di Kakà che è sfruttato come meccanico in un paesino del Niger dimenticato da tutti,suo fratello Mukela che lo accompagna lungo la via del sogno di sfondare in Europa come calciatore e Violeta ,un passato di violenze sessuali in famiglia e un presente di un matrimonio combinato con un vecchio che non l'avrà mai.Più che viaggio della speranza è un viaggio della disperazione,un'odissea fatta di sole e sabbia nel famelico deserto del Tenerè,un percorso arzigogolato per arrivare il più vicino possibile al presunto paese delle meraviglie di cui sopra:l'opulenta Europa di cui riusciamo a vedere solo la propaggine più meridionale.Poco più di un miraggio.La cinepresa di Olivares sta a debita distanza dai suoi personaggi ma fa vedere quello che tutti dovrebbero vedere,anche con l'ausilio di una telecamera digitale a infrarossi nella notte del viaggio in barca per percorrere quei 14 kilometri che separano l'Africa dall'Europa,lo stretto di Gibilterra. .Un popolo di disperati vittime di un manipolo di sfruttatori senza scrupoli.Ed è sempre più facile prendersela con le vittime più che con i mandanti di queste legioni di disperati.Buba e Violeta trovano il modo di superare insieme tutte le prove che il destino mette dinanzi alla loro strada sballottati da una nazione all'altra,nazioni accomunate dal fatto di non volere questi disperati(esemplare la sequenza di Buba sballottato al confine tra Marocco e Algeria in un posto di frontiera solitario circondato da un paesaggio lunare) .Il sogno li sorregge e li sospinge in questo viaggio attraverso il Mali,l'Algeria,il Marocco.A chi sogna non può essere precluso nulla.Il sogno può essere l'unico mezzo per superare la durezza della realtà.E per Buba e Violeta questa è l'ultima occasione per tramutarlo in speranza di una vita migliore.In bocca al lupo.
miracolosamente riesce a tenere la cinepresa a distanza dai suoi personaggi
nella parte di Mukela
nella parte di Buba
nella parte di Violeta
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