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Pontypool

Regia di Bruce McDonald vedi scheda film

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La recensione su Pontypool

di Peppe Comune
8 stelle

Grant Mazzy (Stephen Mchattie) è il dj radiogfonico della stazione radio della piccola cittadina di Pontypool. E' un tipo decisamente anticonvenzionale, con un carattere alquanto burbero e una voce di rara intensità. Le sue trasmissioni radifoniche, piene di invettive "anarcoidi", riscuotono molto successo, la giovane regista Laurel (Georgina Reilly) sembra pendere dalle sue labbra, la produttrice della radio Sydney Briar (Lisa Houle), invece, cerca in ogni modo di stemperarne l'esuberanza "politica". Un giorno succede qualcosa di molto strano : durante una giornata tempestata di neve, Pontypool entra in preda di un virus misterioso che accende l'istinto cannibalesco dei suoi abitanti e proprio la stazione radio sembra essere il centro di diffusione di questo male misterioso ed il luogo attraverso cui solo è possibile combatterlo.

 

 

Pontypool" del canadese Bruce McDonald è un horror decisamenyte sui generis, per contenuti narrativi e indirizzo stilistico, tutto giocato sulla concreta "invisibità" dell'oggetto malefico e sulla familiarità genealogica del male derivante dall'esclusivo riferimento alla sensazione di accerchiamento che ne sorregge l'intera struttura. Dapprima è una forte sensazione di straniamento a catapultarci nel film, veicolata ad arte dalle parole non allineate di Grant Mazzy, un uomo e un cappello proiettati lancia in resta contro l'ordine costituito ; poi le concitate notizie che arrivano alla radio, sulla presenza di pseudo zombi che si starebbero impadronendo della città e sulla diffusione a macchia d'olio di un non ben identificato male, che di fatto sanciscono lo stato di progressivo isolamento in cui viene a trovarsi la radio. La piccola stazione radio diventa il centro nevralgico di un virus maledetto, la sua condizione diventa quella unica e imprescindibile di un mondo che ha evidentemente finito per perdere tutte le sue migliori coordinate. E' probabile che il linguaggio non "codificato" di Grant Mazzy, la forza dialettica delle parole che usa, la corposa sensualità della sua voce, abbiano aperto uno squarcio nella parte dormiente dell'animo umano, mandando in tilt la forza omologatrice "dell'azienda mondo" e accentuando per contrasto gli istinti più brutali e vendicativi dei suoi passivi servitori. Noi il male non lo vediamo mai, lo percepiamo soltanto, attraverso la tensione crescente che si impadronisce di Grant Mazzy, Sydney Briar e Laurel Ann, catapultati verso l'esterno da un inqualificabile forza oscura, che pare vaticinare una nuova Apocalisse attraverso la perdita di significato delle parole, come un qualcosa di inevitabile, che non si vede perchè è nell'aria, che non appare tangibile perchè è già in atto. Quelle che udiamo sono solo frasi indistinte e spiegazioni condite dal terrore, segni inequivocabili di un intricato intreccio di lingue, una nuova Babele insomma, che cinge d'assedio la piccola stazione radio, trasformandola da luogo consacrato al culto della forza persuasiva del parlato al centro di irradiazione di una profonda crisi identitaria che riferendosi all'essenza delle parole investe il senso primario della natura stessa dell'uomo. Per venire a capo di questo male è necessario ritornare all'inizio di tutto, all'origine della parola e quindi del mondo, bisogna vestirla in altro modo, cambiargli i connotati originari, seguire altre convenzioni per trovargli un significato diverso da quello che ha smarrito. Altri significati per auspicare mondi migliori. "Pontypool" è un apologo agghiacciante sulla nostra dorata modernità : quattro mura per fare un cinema dal forte impegno civile e politico ricalcando gli stilemi tipici della migliore tradizione del "genere d'autore" ; pochi soldi per tante idee in fieri. Grande film.

 

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