Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Terzo ed ultimo capitolo della trilogia cult ideata e diretta da Nicolas Winding Refn, Pusher III – L’angelo della morte stavolta ha come protagonista Milo (Buric), il trafficante di eroina di Copenaghen già comparso negli altri due capitoli precedenti. La storia ha luogo nell’arco di una giornata, ventiquattro ore che sembrano interminabili per Milo. Appena uscito dal giro della tossicodipendenza, in costante apprensione per i preparativi per il compleanno della venticinquenne figlia Milena, Milo ha poche ore di tempo per liberarsi di una partita di extasy che ha acquistato per sbaglio da un gruppo di mafiosi albanesi. Refn chiude la trilogia nel migliore dei modi, affidando il ruolo principale a quello che era stato il deus ex machina degli altri due film. Il personaggio di Milo, interpretato da uno Zlatko Buric gigantesco, sia per stazza fisica che per bravura, è un uomo di mezza età, deciso a mantenere la posizione economica e di prestigio che ha conquistato negli anni. Accetta di vendere l’extasy anche per dimostrare a sé stesso che può stare al passo con i tempi e non farsi superare dalla modernità. Ma questa decisione lo porterà verso una spirale di violenza che sembra incontrollabile. Refn prosegue, come negli altri due capitoli, in un realismo estremo della messa in scena, con camera a mano che segue ancora ossessivamente il suo protagonista. La violenza e la brutalità della parte finale sono poi disturbanti e toccano vette finora inesplorate dal regista danese. Pusher III è un film che potrà non piacere a molti, come del resto molte delle opere di Refn, ma è un racconto teso e duro che non lascia scampo allo spettatore. Copenaghen stavolta rimane sullo sfondo, ma si percepisce ancora benissimo la decadenza e la amoralità di una città che si sveglia al mattino seguente come se nulla fosse successo, ma con molto sangue in più sulla coscienza.
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