Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Terzo e conclusivo capitolo della trilogia sulla criminalità danese (per quanto assolutamente multietnica anche più del solito) di Refn che riporta in auge il boss Milo, abbondanto nel secondo capitolo e che qui ritorna passando dall’essere il pericolo per tutti, ad essere lui stesso in pericolo.
Il film racconta un giorno nella vita di Milo (Zlatko Buric) impegnato nel disintossicarsi, ma soprattutto nel preparare una bella cena per festeggiare i venticinque anni della figlia Milena (Marilena Dekic).
Intanto si ritrova ad avere a che fare col nuovo che avanza, per la prima volta si trova a trattare droga sintetica diversa dalle sue conoscenze, e soprattutto a doversela vedere con un nuovo fornitore e con uno spacciatore che richiede a gran voce più spazio.
Tra una cosa e l’altra perderà la pazienza e cercherà di mettere le cose in chiaro.
Film parecchio diverso rispetto ai primi due capitoli (per esempio la musica rimane, quando c’è, in sottofondo, tranne brevissimi momenti), questa volta tutto si concentra intorno alla figura di Milo che viene seguita sempre da vicino, in maniera nervosa e con un percorso personale di tutto rispetto.
La prima parte trascorre con (anche un po’ troppa) calma nella rappresentazione di rituali ed abitudini, mentre gli ultimi trenta minuti sono impressionanti per l’incedere ed arrivano parecchi guizzi che prima erano mancati.
Il fioretto del boss viene meno (non si drogava da cinque giorni) e tutto cambia velocemente, ritroviamo il suo fidato scagnozzo delle origini (per la serie, uscirne per sempre è davvero impossibile), il che è una gran bella sorpresa, ed assistiamo ad alcuni scatti di violenza, ma anche ad un’eliminazione da macellaio che richiede stomaci forti per non chiudere gli occhi (e riporta così alla memoria, quanto non si è visto alla fine del primo “Pusher”).
Ed il finale, senza risposte definitive ed in apparenza tranquillo, lascia un’ambigua sensazione d’incertezza che porta lo spettatore a fare le sue congetture.
Dunque Refn non si limita ad un semplice sequel, ma pur riprendendo un personaggio già conosciuto, eleva il suo racconto in maniera diversa, spiazzando almeno parzialmente lo spettatore, anche se, a parte gli ultimi trenta minuti, mi è sembrato più un esercizio di stile che un percorso pienamente convincente.
Comunque più che discreto e con almeno una manciata di sequenze che non si scordano facilmente.
The end.
VOTO : 7/10.
Regia più moderata rispetto ai primi due capitoli, parte finale esclusa (che è davvero superlativa), ma comunque di tutto rispetto.
Ritorno da protagonista, dopo il primo episodio, decisamente gradito.
Lui decisamente bravo, personaggio molto ben delineato già dalla sceneggiatura.
Nel ruolo della figlia di Milo sa farsi valere.
Buon temperamento.
Nei panni di uno spacciatore che faceva una fugace comparsata nel secondo episodio.
E' un pò il nuovo che avanza (o che almeno ci prova ...).
Discreto.
Figura di contorno che scompare dalla scena precocemente.
Sufficiente.
Aggressivo e sfrontato, offre una buona interpretazione.
Strafottente ... a suo rischio e pericolo.
Altra re-entry decisamente ben accolta, domina la parte finale al fianco di Milo ed offre buone sensazioni.
Decisamente valido.
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