Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Dopo otto anni Refn torna sul luogo del debutto/delitto per un sequel che conferma la regola secondo la quale i seguiti raramente riescono a mantenersi sul livello dell’originale.
La mano è sempre quella, cioè alquanto felice, ma la storia, così come i personaggi, offrono decisamente meno motivi di interesse rispetto all’originale.
Tonny (Mads Mikkelsen) è appena uscito di prigione ed intorno a lui trova un’ambiente che rapidamente lo risucchierà nei guai.
Scopre di essere diventato padre, almeno così pare, e la madre Charlotte (Anne Sorensen) vuole da lui i soldi per mantenere il piccolo, mentre i suoi rapporti col padre (Leif Sylvester) sono sempre resi difficoltosi dalla poca fiducia che quest’ultimo ha in lui.
E come se non bastasse viene trascinato dall’amico Kurt “il pappone” (Kurt Nielsen) in un giro pericoloso che lo metterà contro i suoi stessi legami di sangue.
Uscito di scena Frank (che viene glacialmente citato da Milo), tocca al suo ex socio Tony, malmenato nel corso del primo film, essere al centro dell’attenzione.
Questa volta la storia appare depotenziata, certo rimane il substrato sociale in piena putrefazione a farla da protagonista, così come i rapporti familiari (padre-figlio su un doppio livello che ha alcuni momenti davvero agghiaccianti) diventano le chiavi di volta, e di evoluzione, di tutta la vicenda.
Refn colpisce duro, soprattutto le immagini intorno all’infante fanno impressione, tra scleri violenti ed un’altissima dipendenza dalla droga (encomiabile per questo l’immagine della raccolta della cocaina da terra in bagno e tutta la “festa” di matrimonio che sembra/è più una festa di tossici sotto la luce al neon), purtroppo invece il resto, ovvero la nuova entrata di Tony nei problemi grossi (la scena da cui tutto parte, quella di Kurt in bagno, e quanto ne consegue), appare non sempre determinante ed in grado di risucchiare lo spettatore all’interno della storia (come invece avveniva, ed alla grande, in “Pusher”).
Per il resto la musica è sempre scelta in maniera ottimale e la fotografia di una società allo sbando non manca di dettagli e postille.
Così questo secondo “Pusher” conferma il talento del regista danese ed al contempo conferma che senza una reale necessità artistica è assai arduo realizzare film riusciti a 360°.
In ogni caso rimane un prodotto interessante che merita una visione, certo senza aspettarsi gli stessi risultati del suo precursore.
Tossico.
VOTO : 7/10.
Un gradino sotto al primo capitolo, ma la sua mano si vede sempre nitidamente anche se l'ispirazione, anche per forza di cose, non è più la stessa.
Si erge a protagonista e fa vedere di sapersela cavare alla grande (per nostra fortuna visto che ormai è divenuto un attore tanto popolare quanto affidabile).
E' il padre di Tonny.
Ruolo discretamente fatto.
E' Charlotte, la madre tossica.
Ruolo tosto e crudo, ben fatto.
Discreto.
Caratterizzazione del cattivo ultra tossico e sciroccato di tutto rispetto.
Più che sufficiente.
E' la migliore amica di Charlotte dall'etica di poco migliore.
Discreta.
Cameo che riporta la mente al primo capitolo.
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