Regia di Andrea Segre vedi scheda film
Casa, dolce casa. Edilizia popolare ed edilizia populista. Solo uno che ha raccontato lo scandalo italolibico delle deportazioni, pardon immigrazioni clandestine strozzate nelle carceri di Gheddafi (a proposito, Come un uomo sulla terra, ora anche in dvd, conta ormai centinaia di proiezioni), poteva avere l’idea incosciente di andare a Ponte di Nona (a Roma, si fa per dire) e raccontare lo tsunami urbanistico provocato da politici e palazzinari e le loro strategie tanto avide quanto aride. Ventidue chilometri dal centro, sei dal GRA (non è una canzone del Venditti guzzantiano, è vero), brillante e abnorme esempio di nuova centralità, uno dei quartieri mostri di una Roma abusiva e abusata dal boom economico fino all’accondiscendenza bipartisan di varianti al piano regolatore poco discusse e molto discutibili. Qui Andrea Segre, giovane e pieno di talento, si è portato Luca Bigazzi. Tra una geniale ripresa a Via Francesco Caltagirone e sprazzi del clone berluscoide Roberto Carlino, accompagnati da una bella colonna sonora, hanno seguito una “vecchia” e una bambina, le loro delusioni e le loro ambizioni, ostinati fiori nel cemento. Macchina da presa implacabile e dolce, come lo sguardo di Andrea. Che di nuovo va dove noi non vogliamo vedere.
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