Regia di Ivano De Matteo vedi scheda film
Arrivato nelle sale dopo un purgatorio distributivo lungo sei anni, La bella gente si presenta in terra d’origine dopo essere stato un piccolo caso in Francia, dove ha riscosso l’apprezzamento della critica e del pubblico d’oltralpe. Uscito già in dvd, quindi ampiamente rintracciabile anche in uno streaming pirata, meritava di essere visto al cinema se non altro per lanciare un segnale d’incoraggiamento. La sua uscita ritardata aiuta lo spettatore consapevole a cominciare a farsi un’idea sul cinema di Ivano De Matteo, che non chiama le folle in sala ma, per usare il linguaggio del ceto medio riflessivo, fa scuotere le coscienze, pur non riuscendo a raggiungere una compiutezza davvero efficace nella sintesi tra forma e contenuto (I nostri ragazzi, per dire, è più ricattatorio e non di rado ingabbiato nella sua tesi). Eppure La bella gente, in questa sua apparizione rimandata, diventa per assurdo un punto d’arrivo nel percorso di De Matteo e non l’opera seconda di un giovane regista.
E ciò accade per la maturità dello sguardo dell’autore nella messa in scena di una storia facilmente riducibile all’ennesimo remix del bertoluccismo toscano en plein air: in vacanza nella tenuta di campagna, una coppia borghese di sinistra accoglie una prostituta maltrattata, generando a poco a poco un imprevedibile gioco al massacro. Forse c’è qualche buco di sceneggiatura, forse ci sono due o tre passaggi fin troppo scontati, forse il finale apre troppo, ma De Matteo riesce ad emanciparsi dal vincolo del film a tesi grazie a tre fattori fondamentali: la distanza con cui osserva e non giudica i suoi protagonisti (o perlomeno ne affida il giudizio allo spettatore), evitando di condannarli agli stereotipi e preferendo un approccio più da anatomopatologo che da psicanalista; la chiarezza ora dolce ora agra di una regia attenta a non cedere ai luoghi comuni del presunto cinema d’autore nostrano né alla faciloneria della commedia familiare borghese; la resa attoriale del cast, in primis una maestosa Monica Guerritore e un clamoroso Antonio Catania nei ruoli più belli e complessi che siano loro capitati sul grande schermo.
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