Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Quello che interessava Kazan del soggetto tratto dal romanzo di Corad Richter, era lo scontro di modelli economici diversi. Il primo, rappresentato da Jim Brewton “il paleocapitalista” ossia il grande allevatore e latifondista.
Il secondo, rappresentato da Brice Chamberlain “il capitalista”: ossia lo sfruttamento razionale del territorio e della coltivazione diversificata impostata industrialmente. Anche qui come in “Un albero cresce a Brooklyn”, abbiamo un personaggio idealista: Jim che lotta per la salvaguardia del suo patrimonio naturale che ha ereditato. A differenza di Francie, Jim è un uomo savio che porta in se la saggezza del profeta: sa quello che potrebbe accadere in futuro se la natura viene sconvolta dalla mano dell’uomo. Francie d’altro canto è una pre-adolescente che cerca di mantenersi salda nei suoi ideali durante il cammino della vita.
Il film comunque è costruito sulla drammatizzazione del contrasto economico sociale spostato su quello sessuale. Se Brice e Jim combattono per il possesso della terra combattono anche per il possesso della donna.
L’intrigo della storia prevede proprio questo spostamento. Brice ottiene la donna e la terra: ambedue fruttificano, ma inseguito marciscono (la desertificazione, e la morte di Brook) . Alla fine sia la terra sia la donna torneranno da Jim: il profeta idealista. Sebbene sia un film di commissione della Metro, si ritrovano comunque alcune tematiche che saranno ricorrenti in Fango sulle stelle ossia: l’evoluzione storica che fa scomparire qualcosa di primario e di magnifico. Esso comunque è solo un sintomo di una poetica. Nel film non si nota la benché minima firma Kazaniana. È un prodotto medio di casa Metro dove si producono i film più melensi del decennio.
La messa in scena è ferma e teatrale e Kazan deve girare gli esterni sui dei trasparenti. Non si nota una benché minima idea di regia, se ne deduce soltanto l’impressione di teatro filmato. La fotografia in bianco e nero si può definire alquanto corretta se non piatta, quasi mai funzionale alla storia. Quello che però sorprende è la recitazione della Hepburn che porta al personaggio sfumature brillanti . Ne è un esempio quando legge la lettera del dottore. La sua commozione scandita dalle lacrime è subitaneamente interrotta da un breve sorriso di compiacimento. Tracy è un professionista e porta il suo personaggio senza sbavature sino alla fine. La sua è un interpretazione misurata. Kazan è qui alle prese con una coppia famosa di Hollywood la quale non proviene da esperienze teatrali, il risultato è sufficiente ma non si evincono quei tratteggiamenti di verosimiglianza recitativa che poi verranno nei film seguenti. Gli altri personaggi di contorno sembrano addirittura piatti se non sfuocati.
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