Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Un dispotico proprietario terriero e un giudice si fronteggiano a muso duro. Alla loro inimicizia si sovrappone una rivalità amorosa: il primo sposa una ragazza dell’est, che non riesce ad adattarsi alla situazione e per una volta cede alla corte del secondo, da cui ha un bambino. Il marito la allontana di casa, non può impedire che le voci sulla paternità del ragazzo circolino, ma non gli parla mai con chiarezza: così tutti vivono in un’opprimente atmosfera di falsità, che prelude all’esito tragico. Ottimo melodramma ambientato sullo sfondo degli scontri fra allevatori e agricoltori nel west; per lo schema ricorda un po’ Il gigante (grandi spazi aperti, due rivali, l’estranea che sposa il capitalista arretrato e cerca di favorire il progresso). Come sua abitudine, Kazan dissemina ambiguità: così Melvyn Douglas non ha completamente ragione, né Spencer Tracy completamente torto. Qualche dubbio sull’implicito moralismo del finale: in fondo tutto si aggiusta con l’eliminazione del frutto della colpa. Tracy (che nel ruolo del patriarca anticipa quello di La lancia che uccide) e la Hepburn forniscono una delle prove migliori del loro sodalizio artistico.
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