Regia di Rune Denstad Langlo vedi scheda film
Norvegia. Il trentenne Jomar, solo e depresso, apprende che il figlio della sua ex, di ormai 4 anni, è in realtà suo. Molla tutto e si dirige verso nord, per trovare il bambino.
La più classica delle fiabe in cui un personaggio che non ha nulla da perdere parte, credendosi alla ricerca di un tesoro, alla scoperta di sè stesso; in Nord questo tesoro è un figlio sconosciuto, quantomeno presunto, e poco importa se il mistero di tale paternità non si risolve e il finale anzi dissolve proprio su questo tanto agognato incontro. Perchè la morale della pellicola sta tutta nell'accettazione di sè che Jomar pian piano va conquistando, tramite una serie di incontri fortuiti con personaggi sopra le righe e che molto hanno da insegnargli, in vario modo. Francamente gli argomenti di Nord non sorprendono, nè pare che la risoluzione abbia qualcosa di significativo da lasciare allo spettatore: un film per famiglie, a base di buoni sentimenti e con lieto fine garantito, confezionato con buona cura, ma niente di più. Per il norvegese Rune Denstad Langlo si tratta del debutto registico a soggetto, dopo una manciata di lavori di impronta documentaria, sia per il cinema che per la tv locale; anche grazie alla sceneggiatura di Erlend Loe l'opera si regge in piedi da sola e non si possono che apprezzare gli sforzi di tutti gli elementi del cast, seppure privo di nomi e volti di appeal internazionale (Anders Baasmo Christiansen, Mads Sjogard Pettersen, Kyrre Hellum, Marte Aunemo per citare i principali). Durata limitatissima, che sfiora l'ora e venti senza raggiungerla, titoli di coda inclusi. Nel 2013 Chasing the wind sarà l'opera seconda di Langlo. 3,5/10.
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