Regia di Rune Denstad Langlo vedi scheda film
Mille kilometri di ghiaccio e neve separano il corpulento Jomar da suo figlio, ma sono soprattutto gli attacchi di panico che bloccano a letto l’ex sciatore a rendere la distanza invalicabile. Jomar vorrebbe solo ritornare degente presso un centro psichiatrico, invece gestisce una stazione di skilift, un paradosso per lui che agogna l’immobilità. Una visita inattesa e un incidente domestico lo costringeranno ad affrontare la propria odissea: tragitto “on the snow” tipicamente aperto da un’abitazione andata a fuoco (come in Badlands) e costellato di incontri. Dopo una ragazzina petulante, un giovane che si stona in modo creativo e militari che si esercitano per l’Afghanistan in mezzo alla neve, Jomar si imbatte nel canonico anziano di etnia differente. Questi vive in una sorta di tepee, beve vodka al posto di fumare peyote e, con ironia tutta postmoderna, non dona un oggetto magico bensì una carta per cumulare punti in qualche grande magazzino. Belli gli scenari e azzeccata la colonna sonora, ma i tempi lunghi si ritorcono contro un’opera dove, più che riflessioni profonde, si inanellano luoghi comuni. Un filmetto d’essai, in sé nemmeno disprezzabile, ma in concorso a Torino c’era ben altro da distribuire.
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