Regia di Rune Denstad Langlo vedi scheda film
Premiato a Berlino nel 2009, è il racconto del viaggio di un uomo in cerca di sé, più che un documentario sul gelido paesaggio norvegese.
Racconto di un viaggio sulla neve, un viaggio di formazione si potrebbe dire se Jomar (Anders Baasmo Chistiansen), il protagonista, fosse un adolescente e non un uomo di trent’anni.
È un uomo malato nel corpo e nell’anima: la neve gelida e abbagliante gli ha rovinato gli occhi; la stanchezza per il lavoro - duro e logorante - di condurre un impianto di risalita in quell’ambiente ostile gli provoca ansia e crisi di panico.
Jomar si mette in viaggio per conoscere un figlio di cui ignorava l’esistenza, ma il percorso diventa un viaggio drammatico, in una natura bella e ostile, con qualche strano e imprevedibile incontro con persone alle quali la solitudine aveva reso difficile ogni forma di comunicazione, che gli permetteranno di capire il significato e il valore della vita e di superare, forse, quei problemi la cui assillante urgenza l’avevano ridotto a un obeso consumatore di alcool e di spinelli.
Toccanti, in modo particolare, due incontri: quello con una ragazzina, piena di curiosità e di voglia di vivere, ma spontaneamente amica e solidale e quello con con un novantenne che ha scelto di morire incatenandosi alla tenda per essere travolto, nel momento del disgelo, dalle acque che lo inghiottiranno, avendo accettato la morte serenamente, secondo le leggi naturali, senza opporre resistenza.
La pellicola è soprattutto uno sguardo obiettivo, non documentaristico, su un paesaggio apparentemente incantevole, ma terribilmente spietato, e si colloca a metà fra un racconto on the snow e la riflessione sul senso del vivere.
La musica è forse la cosa migliore del film e accompagna il percorso di Jomar in cerca di sé, ricordando quella che accompagnava i film on the road degli anni ’70.
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