Regia di Sebastián Silva vedi scheda film
Nonostante la sfilza di premi in vari festival cinematografici (a cominciare dal Sundance e da quello di Torino), il film è una banalissima parabola cristologica sulla redenzione arrivata grazie a un caritatevole intervento dall'esterno. I tanti (troppi) delitti senza castigo commessi dalla protagonista vengono raccontati con un cinismo sterile incapace di mettere a fuoco il caleidoscopio dell'animo umano come avrebbe potuto fare Haneke, al punto che pare che il regista voglia disturbare lo spettatore senza fornirgli alcuna materia sulla quale riflettere. A completare il mezzo disastro contribuiscono il titolo italiano del film (ormai si chiamano tutti Amori & disastri, Sapori & dissapori, Matrimoni e altri disastri) e l'uso della macchina da presa, che probabilmente il regista non ha mai maneggiato prima.
La quarantenne Rachel (Saavedra) da vent'anni fa la domestica in una casa enorme piena zeppa di crocifissi, dove vivono due plutocrati annoiati e una nidiata di figli di tutte le età. Vedendo la donna provata dal troppo lavoro, i padroni di casa provano ad affiancarle una seconda colf, ma Rachel le fa scappare una dopo l'altra a colpi di sadismo. L'unica che riesce a resistere e a domare la bisbetica è Lucy (Celedón), una ragazza simpatica e sensibile.
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