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The Funeral Party

Regia di Aaron Schneider vedi scheda film

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La recensione su The Funeral Party

di Stefano L
7 stelle

Get Low (2009) – MUBI

 

“Get Low” si basa sulla storia bizzarra di Felix Bush (Robert Duvall), un eremita denigrato dalla società che in passato venne accusato di omicidio, nonché di essere in combutta col diavolo. Nel 1938, avendo racimolato una consistente somma di denaro, decide di allestire con il reverendo Gus Horton (Gerald McRaney) un “party funerario” (mentre è ancora in vita), dove tutti gli abitanti del villaggio vengono invitati a raccontare le turpi leggende metropolitane che gli attribuiscono varie nefandezze. Horton rifiuta la proposta; il proprietario di un'agenzia mortuaria in crisi finanziaria Frank Quinn (Bill Murray), invece, va incontro alla richiesta dell'anziano signore, pianificando altresì una lotteria prevista durante la cerimonia, al fine di attirare più gente possibile. La faccenda si complica quando giunge in città una vecchia fiamma (Sissy Spacek) di Bush, la quale è al corrente di un mistero che riguarda la morte della sorella e il coinvolgimento di Felix nella notte in cui si svolsero i mesti fatti… La regia del mestierante Aaron Schneider cerca di condensare tutti i dettagli delle scenografie che suffragano lo stato di collera e solitudine del protagonista. Le inquadrature focalizzate sulle espressioni del viso di Duvall, talvolta assorte nei pensieri e in altre occasioni tracimanti in una volubile e trafelata perturbabilità, ne profilano una sagoma smagata e temibile, dall’attitudine emotivamente scostante. Una personalità tormentata, agevolmente integrata in un sulfureo contesto incorniciato dalla fotografia glaciale di David Boyd. La flora è raffigurata da tonalità anèmiche, elise da qualsiasi elemento potenzialmente svenevole. Un’estetica asfittica, armonizzata con la freddezza e l’impudenza dei torbidi e, in certi frangenti, machiavellici personaggi che accompagneranno Bush in questa bislacca esperienza. Spicca per l’indole sardonica e scettica un Bill Murray dallo stampo classico, a cui però potevano dare maggiore visibilità, benché risulti perfettamente incarnato nel ruolo di un affarista pronto a sfruttare, senza alcun risentimento, le situazioni moralmente dubbie (e monetariamente vantaggiose) del microcosmo capitalista che caratterizza l’assetto imprenditoriale di quel luogo provinciale e trascurato del Tennessee. Il collaboratore che lo appoggerà negli insoliti progetti è interpretato da Lucas Black, alias Buddy Robinson (l’unico individuo che sin dall'inizio sembra entrare in empatia con Bush), cui purtroppo hanno relegato un tratteggiamento abbastanza bidimensionale e dimenticabile. Non particolarmente sfaccettate nemmeno le psicologie della Spacek o di figure di contorno come quella del pastore Charlie Jackson (Bill Cobbs), costantemente attinenti ad una atrofizzata sommarietà di vezzi e comportamenti; l’alchimia con Duvall, comunque, mantiene una tempra di discreto spessore. Invero, ciò che ne viene fuori è un lavoro eseguito con professionalità, il quale avvicenda abilmente comicità grottesca, dramma e giallo, ma a cui in ogni caso manca quel plusvalore che l’avrebbe reso un lungometraggio imperdibile.

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