Regia di Jirí Trnka vedi scheda film
Bambole, pupazzi e marionette hanno un'importanza radicale e quasi sacra durante l'infanzia. Un bambino porta a spasso, veste e riveste i propri giocattoli, la sua purezza non sarà mai così splendente come quel tempo ed è quindi da adulti che un balzo nostalgico prende gradualmente forma. Il ceco Jirí Trnka tira un'ultima pennellata ad una propria filmografia celestiale, contemplativa e allegorica. Ruka (La mano) inizia come un divertimento, un burattino ameno che si muove con pregevole allegria dentro la sua casa. Progressivamente il film si trasforma in una scrittura angosciante, toni freddi e malinconici, la mano tormenta con arroganza il piccolo protagonista, costretto a soccombere sotto il desiderio di essa.
C'è qualcosa di molto grande in questo piccolo gioiello. C'è una grande parte di cinema in Ruka. In una immagine estasiante, in un primo piano, con lo sguardo sofferente del piccolo protagonista, ho visto un regista danese, ho visto Dreyer e La passione di Giovanna d'Arco. Il modo prepotente di Renée Falconetti di perforare la cinepresa con uno sguardo è lo stesso che Jirí Trnka dipinge sul viso del burattino.
Giudizio:8.5
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