Regia di Jirí Trnka vedi scheda film
L'ultimo capolavoro del ceko Jirì Trnka, realizzato nel 1965 a suggellarne la straordinaria filmografia e la sublime "leggerezza" di una fantasia sempre lucida e appassionata, in cui sperimentazioni visivo-uditive (dai virtuosismi di uno stile di sorprendente ed ammaliante fascino spettacolare, alle suggestioni degli scarti surreali, fino agli interventi stranianti sul sonoro, con l'audio spesso fuori sincrono ad amplificare il potere evocativo delle immagini), animazione in stop-motion, il lirismo della propria stralunata e vitalissima poetica cinematografica tradotto magistralmente nei toni dell'allegoria politica, gli umori corrosivi dell'umorismo macabro a sottolineare l'arroganza del Potere, si fondono magicamente nelle deviazioni oniriche dell'immaginazione e nella trasfigurazione pessimistica della lotta contro il totalitarismo. La mano è la storia di un piccolo scultore e di una mano gigantesca: il primo vuole solo costruire un vaso per la sua pianta, mentre la mano, che gli piomba in casa con l'arroganza dell'autorità che simboleggia (la primavera di Praga è alle porte...), gli impone, invece, di costruire la statua di una mano. L'uomo si rifiuta, ma presto, perseguitato dalla mano, sarà costretto ad arrendersi. Bandito in patria, dopo la morte prematura di Trnka nel 1969, per ben vent'anni, La mano stempera la virulenza satirico-allegorica dell'ispirazione nella morbidezza pittorica della messinscena, affonda la lama della critica al regime metaforizzandola nella lotta dell'Artista per la salvaguardia della propria opera, sfiorando le vette della commozione nella tristezza del finale, toccante e rabbioso nel suo ineluttabile fatalismo. Una piccola gemma di un cinema di sdegnata disobbedienza (e di disobbediente indignazione).
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