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La marcia su Roma

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su La marcia su Roma

di mm40
7 stelle

Il ritratto dell'Italia spaccona, violenta, dalla facciata rassicurante e gloriosa del fascismo viene completamente sovvertito nel racconto di due antieroi che ricordano abbastanza da vicino quelli della Grande guerra monicelliana di soli tre anni prima. Disperati, affamati, cadono nella facile trappola fascista fatta di lusinghe, promesse vaghe e minacce certe, rassicuranti paroloni che formano una retorica gradassa quanto ridicola; solo grazie al fascismo due poveracci come loro possono sentirsi potenti, questa è la morale, esplicitata in vari scambi di battute peraltro. È esplicita la satira del gruppo di sceneggiatori del lavoro (Age & Scarpelli, Scola & Maccari, Sandro Continenza e Ghigo De Chiara), ma cionondimeno coglie nel punto, delineando un ritratto più che verosimile di un periodo storico ancora molto prossimo e perciò non semplice a inquadrarsi con tanta, chirurgica causticità: si ride per non piangere, come si suol dire, ma si ride comunque di gusto. Gassman e Tognazzi sono gli straordinari interpreti che conosciamo, Risi il regista che ha stabilito la traiettoria principale della commedia all'italiana (insieme a Monicelli e altri nomi in misura quantitativamente e qualitativamente minore, d'accordo): il risultato è buonissimo, l'intento critico evidente (a volte forse pure troppo), la storia è senz'altro divertente e, per quanto italianissima, portatrice di una morale universale. Una pecora che ruggisce non spaventa nessuno, se non sé stessa. Ma cento, mille pecore che ruggiscono insieme si sentono dei leoni, e cominciano a comportarsi come tali, con le inevitabili conseguenze tragicomiche. Il finale, purtroppo, è la pecca principale dell'opera: non risolve granché e appare un po' troppo sbrigativo e superficiale, nel segno di uno sberleffo goliardico che sminuisce la rilevante portata dei contenuti del resto del film. 7,5/10.

La trama

Primi anni '20, due disgraziati aderiscono al fascismo per disperazione, fidandosi delle grandi promesse di Mussolini e trovando soddisfazione e riscatto nel poter esercitare la violenza rimanendo sempre dalla parte della ragione. Finiscono per prendere parte anche alla marcia su Roma, ma arrivati a un passo dalla capitale fuggono da codardi.

 

(Re-visione 26/8/21)

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