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La marcia su Roma

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La marcia su Roma

di axe
8 stelle

1919. Domenico Rocchetti, ex-combattente, vaga per le vie di Milano chiedendo denaro a persone benestanti, aiutandosi con una falsa decorazione appuntata sulla giacca. Incontra un suo superiore, il capitano Paolinelli, il quale non si lascia ingannare e lo maltratta; al tempo stesso, percepita la disperazione dell'uomo, lo invita ad entrare nel movimento fascista, di recente fondazione, blandendolo con il programma elettorale del partito, estremamente populista. Seppur poco convinto, Domenico entra a farne parte. Un giorno, a seguito di scontri con avversari politici, ritrova casualmente un ex-commilitone, Umberto Gavazza, il quale, cacciato di casa dal cognato, segue Domenico nella sua avventura in camicia nera. I due dapprima finiscono in carcere, a seguito di disordini durante uno sciopero; in seguito, prendono parte, mettendosi in viaggio da Milano insieme ai compagni di partito, alla Marcia su Roma. I due confidano che, con l'avanzata del fascismo, le loro condizioni possano migliorare; ma le successive esperienze spengono le loro speranze. Dino Risi racconta con i toni di commedia la vicenda chiave connessa all'ascesa del fascismo in Italia. E' in grado di sintetizzare, in un film di breve durata, quasi ad episodi, cause ed immediate conseguenze dell'evento. Il racconto si apre descrivendo le cattive condizioni, economiche e morali, di chi, dopo aver combattuto nel conflitto del '15 - '18, non vide materializzarsi i benefici auspicabili a seguito di una vittoria conseguita a carissimo prezzo. Alcuni, come Domenico Rocchetti, chiedono denaro millantando meriti, dei quali, veri o finti che siano, non interessa a nessuno; in moltissimi patiscono emarginazione e disoccupazione. Alcuni dunque "irregimentano" la rabbia e la delusione, scegliendo - non sempre del tutto autonomamente - l'adesione ad uno tra i movimenti politici che promettono mirabolanti conquiste tramite rivoluzioni. Il fascismo nasce così; sotto la guida di Benito Mussolini, si organizzano militari insoddisfatti, gente in cerca di una diversa prospettiva, violenti in genere, attratti dalla prospettiva di vantaggi ed impunità che l'appartenenza a tale organizzazione sembra garantire. Domenico Rocchetti appartiene alla prima categoria; si lascia illudere da un programma elettorale che gli viene consegnato dal retorico e tronfio comandante della compagine cui entra a far parte e, in virtù di ciò, ne attrae all'interno il meno convinto, ma privo di alternative, Umberto. Insieme al capitano Paolinelli ed agli ordini diretti del caporione "Mitraglia", i due sono coinvolti nella serie di avvenimenti che culminano con l'ingresso in Roma degli schieramenti fascisti. Disordini, carcere, sovversione, negazione delle libertà fondamentali, vendette e violenza, sopraffazione e prepotenza, segnano la vita dei personaggi del racconto. Tra i momenti salienti, la spedizione punitiva che i due protagonisti conducono a danno di un magistrato che, mesi prima, li condannò al carcere. Giunti nella sua città, lo raggiungono in casa, con l'intenzione di vincere una prevedibile resistenza dell'anziano giudice e fargli trangugiare olio di ricino. Con loro sgomento, Domenico ed Umberto sono civilmente accolti nell'appartamento dell'uomo, il quale, appreso il motivo della visita, beve sua sponte un bicchiere della sgradevole bevanda, offre un liquore ai due, conferma la bontà della sua scelte, fa loro un chiaro discorsetto sulle storture dell'ideale fascista ed infine li fa accompagnare alla porta senza tanti complimenti. Le due camicie nere non fanno parola di ciò con i compagni ma ... accusano il colpo. Il disilluso Umberto spunta dal foglio del programmma elettorale del movimento, una ad una, tutte le azioni contrarie ad esso, finchè, costretto suo malgrado ad assistere ad un assassinio, insieme all'amico, abbandona la truppaglia prossima ad entrare nella capitale, con l'accondiscendenza del sovrano, il quale è mostrato convinto che il fascismo sarebbe stato un fenomeno temporaneno. Al regista preme inoltre raccontare la complicità con il fascismo di una fascia di intellettuali, dell'alta borghesia e della nobiltà, a dispetto del disprezzo che gli ideologi del movimento affermavano di nutrire verso tali categorie. Buona interpretazione per Vittorio Gassman, nel ruolo di Domenico, un "uomo della strada" il quale, privo di migliori prospettive, si lascia irretire dalla propaganda. Sottotono appare Ugo Tognazzi; del resto, Umberto, il suo personaggio è un uomo quieto, quasi rassegnato alla sua amarezza. Il borioso e losco Paolinelli è interpretato dal francese Roger Hanin; Mario Brega è "Mitraglia", un energumeno prepotente e violento che ha il dubbio pregio d'essere il "volto sincero" del movimento. Ritmi sostenuti, una pluralità di ambientazioni, dialoghi vivaci con qualche "regionalismo", tengono ben viva l'attenzione. Dino Risi, ben conoscendo gli eventi, ha la capacità di raccontare, con il dono della sintesi, le menzogne di un regime in nuce. Di come seppe trarre in inganno una fetta della popolazione, a ragione delusa ed amareggiata; di come crebbe grazie alla colpevole inerzia di alcuni e la fattiva collaborazione di altri; di come infine s'impose, non lasciando neppure uno spiraglio a quell'anticonformisto che accese gli animi dei suoi più o meno convinti sostenitori. E lo fa con i canoni della commedia - amara, poichè noi sappiamo cosa successe negli anni successivi - avvalendosi di attori di rilievo. Intrattenimento di rara intelligenza.

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