Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Se c'è qualcosa che a tutti gli effetti accomuna il surreale Lynch (qui in veste di produttore esecutivo) e l'iperreale Herzog, è certo la ricerca del Male, del lato oscuro presente nell'uomo: follia o malvagità pura? La domanda è fuori luogo per entrambi, l'ipotetica risposta è tutta nel personaggio di Brad, il protagonista di questo My son my son what have ye done. Un attore nevrotico impersonato da Michael Shannon, la cui ragazza è Chloe Sevigny e il cui regista è Udo Kier; un'investigazione condotta da Willem Defoe: cosa chiedere di più? Le tinte cupe del racconto si adagiano a soprendente perfezione sui rassicuranti cieli soleggiati della cittadina californiana ove l'azione ha luogo; e a dire il vero 'azione' è la parola sbagliata in questo contesto, poichè ben poco si vede, l'omicidio in sè è solamente descritto a parole e prevale in assoluto la ricostruzione (più spesso orale che visiva, anche se il film abbonda di flashback): e questo è molto in stile Lynch. Ciononostante, il regista tedesco (anche autore della sceneggiatura insieme a Herbert Golder) si fregia dell'illustre collaborazione senza rinnegare una virgola del suo personalissimo cinema; Brad ha la furia imperscrutabile di un Kinski d'annata e il suo profondo mistero è tutto mentale, di quelli a cui Herzog dedica da oltre quarant'anni la sua opera. Da apprezzare infine anche l'atmosfera laconica e sintetica che pervade il film: poco più di ottanta minuti di storia per un totale di emozioni in quantità scarsa, ma è sempre la tensione a farla da padrone. 6,5/10.
Protagonista dell'Oreste di Eschilo a teatro, Brad uccide in scena la madre; in apparenza con la madre reale ha invece un ottimo rapporto. Ma un giorno, senza ragione, la uccide. Un commissario indaga, ricostruendo la storia di Brad insieme alla sua ragazza e al suo regista.
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