Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Il flano di MY SON, MY SON, WHAT HAVE YE DONE ci dice che IL MISTERO NON E’ CHI, MA PERCHE’. E infatti è ciò che ci si chiede al termine di questo noiosissimo film, perché Werner Herzog è diventato la pallida copia del grande regista conosciuto un tempo? E perché continua a girare pellicole in America? Brad McCullum è un giovanotto cresciuto solo con una madre iperprotettiva e invadente. Fin dalle prime immagini apprendiamo che egli sfiorando il detective Havenhurst con una tazza in mano (Razzle Dazzle, splendore accecante) ha appena ucciso la madre e si barrica in casa con degli insoliti ostaggi, due fenicotteri rosa autentica ossessione dell’amata madre. Nell’attesa che arrivino i reparti Swat per fare un’irruzione, Havenhurst indaga sul passato di Brad, scopre che è sopravvissuto alla morte di alcuni amici nella discesa delle rapide di un fiume in Perù (il rafting, lui che sentiva delle voci interiori si rifiutò di affrontarle). Ingrid, la ragazza racconta le stranezze e i pericolosi segni di squilibrio del fidanzato (che si faceva chiamare anche Farouk) evidenziati in più occasioni e soprattutto subito dopo il rientro dal Perù. Infine la chiave di tutto sta nel regista Lee Meyers che lo ha diretto in una rappresentazione dilettantistica di una tragedia greca in cui il protagonista impersonato da Brad deve uccidere la madre. L’arma (una spada) del finto delitto della scena che si tramuterà in vero nella realtà, gli è stata data dallo zio Tim, un allevatore di struzzi razzista e più strambo del nipote. Risolto “l’enigma” McCullum può essere arrestato senza patemi d’animo. MY SON…è un thriller o presunto tale imbarazzante, pretenzioso e raggelato, senza un sussulto e un pizzico di emozione o interesse per la vicenda ispirata a fatti reali. Herzog si prende troppo sul serio, vorrebbe raccontarci un angolo d’America con i suoi occhi ma scimmiotta alcuni registi autoctoni come i Coen e Todd Solondz, inoltre i riferimenti mistici e alle tragedie di Eschilo e Sofocle lasciano il tempo che trovano. Un esercizio di stile irritante come il protagonista della storia e il suo interprete Michael Shannon. Un David Lynch (anche incredibile produttore) di terza mano. Nella noia abissale è difficile salvare qualcuno o qualcosa, compresi i pur dignitosi Willem Dafoe e Chloe Sevigny, la madre Grace Zabriskie era l’inquietante vicina di casa di INLAND EMPIRE del già citato Lynch. Altro livello e prestigio. Parafrasando le ultime parole che esclama la sig.ra McCullum al figlio:”My Herzog, My Herzog, what have you done?”.
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