Regia di Dominic Sena vedi scheda film
Avventura/horror di quart'ordine, da evitare. È il film peggiore di Dominic Sena, onesto regista d'intrattenimento (Codice: Swordfish, Fuori in 60 secondi, dopo un bell'esordio con Kalifornia a metà anni 90) che non ha mai brillato per verosimiglianza delle proprie storie o per il trattamento fine della psicologia dei personaggi, ma non ha mai “bucato” nemmeno dal punto di vista tecnico. Anche il suo ultimo film, Whiteout – Incubo bianco, modesto thriller con Kate Beckinsale, aveva dalla sua almeno una certa cura nella confezione. Cura che non si ritrova ne L'ultimo dei templari. Sciatto nella messinscena con un abuso di pessima computer grafica, enfatico nelle musiche e fotografato in modo assai povero, con una ricostruzione storica grossolana per usare un eufemismo, non è un film spettacolare sulla falsariga de Le crociate anche se vorrebbe disperatamente esserlo; le battaglie sono tirate via, durano un attimo e sono pure molto confuse; le scene di massa e i paesaggi tradiscono la povertà del budget a disposizione e la narrazione è piena di falle. Si tratta cioè di un B movie per confezione e svarioni narrativi, poverissimo anche da un punto di vista registico e di scrittura e con nessuna idea che possa bilanciare i limiti oggettivi. Dopo una prima parte in cui Sena cerca la via del road movie medievale saccheggiando con magri risultati l'immaginario de Il signore degli anelli, nella seconda il film scivola dalle parti dell'horror demoniaco in un tripudio di inverosimiglianze e in un'esibizione agghiacciante di effetti speciali datati e inutili. Il risultato è un pastrocchio indigesto, zeppo di anticlericalismo di basso livello, che tenta di scimmiottare l'epica fantasy ma fallisce sia sul piano tecnico (i momenti più bassi si raggiungono sul finale, davvero osceno) sia sul terreno della storia assai statica. Senza parlare degli interpreti, svogliati e fuori parte. Su tutti appare bolso come non mai Nicolas Cage, che negli ultimi anni sembra essersi trasformato da star di una certa grandezza nel cinema dei decenni precedenti a volto di certo cinema “basso”, a volte non disprezzabile come il recente Drive Angry in cui aveva il buon gusto di non prendersi troppo sul serio, più spesso nome di grido di produzioni al risparmio alle quali presta il volto ma ben poco impegno. Accanto a Cage, in un cast improbabile, Ulrich Thomsen altrove buon attore in film d'autore nella sua Danimarca (Festen, In un mondo migliore), il buon caratterista Stephen Graham e il Ron Perlman di Hellboy. Talenti sprecati e fuori ruolo per un film che ha davvero poche carte da giocare. E che anche sul piano dell'ironia perde clamorosamente la partita.
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