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L'ultimo dei Templari

Regia di Dominic Sena vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo dei Templari

di mc 5
6 stelle

Sono perfettamente consapevole che "randellare" questo film è come sparare sulla croce rossa. Non c'è recensione che non lo abbia sonoramente bastonato. Peraltro utilizzando argomentazioni così elementari ed oggettive che io non ho certo intenzione di confutare. Però, dopo avere visto il film credo che ci sia qualcosa da aggiungere al coro delle stroncature. Prima di tutto (anche se capisco che come osservazione può suonare debole e banale) si è visto sicuramente di molto peggio. E poi, sperando di non scandalizzare nessuno, mi sento di affermare che nel suo genere la pellicola non è poi così disprezzabile. Ma a questo punto proviamo a darne un'idea a chi il film non l'ha visto. Si tratta di opera assolutamente improntata ad uno stile volto ad esprimere uno sfondo cupo, fosco, torvo, minaccioso. E questo concetto non è da intendersi in senso "spettacolare-hollywoodiano", cioè non accade come di consueto che la tecnologia costruisce ed alimenta una situazione. Anzi. Diciamo che il film ha un sapore di antico, qualcosa di simile ad una fiaba gotica, una messa in scena che richiama un retrogusto horror ispirato a criteri artigianali. Prima che me ne dimentichi, segnalo un dettaglio che tutti hanno (opportunamente) rilevato. Mi riferisco al grossolano errore in cui è incorsa la distribuzione italiana del film; essa ci parla infatti di un "ultimo templare" quando in realtà di templari qui non v'è nemmeno l'ombra. E qualcuno dovrebbe far capire ai distributori nazionali la differenza che corre tra un "templare" e un "crociato"...ma l'oggetto del contendere è talmente ridicolo che è preferibile lasciar cadere qui il discorso. Vorrei chiarire una mia posizione: io sono ben consapevole che si sta parlando di una pellicola dimenticabile e di portata assai modesta, tuttavia le osservazioni che seguiranno mostreranno spesso segno positivo per una mia precisa scelta di fare -come si usa dire- "l'avvocato del diavolo", dal momento che trattasi a mio parere di film, sì discutibile, ma non indifendibile. Intanto cominciamo col riconoscere a sceneggiatura e regìa di aver lavorato con impegno per fabbricare un clima generale da "incubo medievale", generando un'atmosfera "fiabesca horror dark" tutto sommato credibile e che resiste senza cedimenti fino alla fine: film dunque dotato di uno stile che gli conferisce una identità ben precisa, perseguita con coerenza e rigore. E vorrei soffermarmi proprio su questa "identità" dall'anima nera. Va rimarcato che questo aspetto non è stato realizzato attraverso i consueti sofisticati e costosissimi effetti speciali ma bensì cercando di ricostruire un'atmosfera quasi da fiaba, qualcosa che convinca emotivamente il pubblico ad una sorta di regressione infantile. In altri termini siamo lontani dagli abituali tronfi blockbusters gonfiati a dismisura dai soliti effetti tecnologici strabilianti. Siamo piuttosto dalle parti del B-movie avventuroso, e questo nel bene e nel male. Nel senso che anche la recitazione è a tratti da B-movie, ma il tutto si mantiene entro livelli dignitosi perchè ben armonizzato col contesto generale dell'opera. Niente gigantismo techno-tonitruante, dunque, ma il sapore di favola antica. Ecco il punto: il film richiede un'adesione quasi infantile, ed esige una sorta di sospensione dell'incredulità. Ci viene richiesto, insomma, di assistere alla visione con lo sguardo di un bambino, di tornare ai tempi in cui i nostri occhi sbalorditi credevano a tutto ciò che vedevano scorrere sullo schermo...quando non sapevamo che era solo un gioco. E questo ultimo discorso ci suggerisca un'ulteriore considerazione. Nella chiave di lettura infantile cui ho appena accennato, non vi è spazio alcuno per il filtro dell'ironia: i nostri occhi ingenui di bambini infatti ancora non conoscevano questo tipo di sfumatura, essi prendevano sul serio ogni genere di eccesso narrativo, senza opporre perplessità. Ma questo per un adulto consapevole può ragionevolmente costituire un problema. Nel senso che non è da tutti seguire una visione che dispensa per oltre un'ora e mezza paura e angoscia senza mai avvertire il bisogno di una pur breve incursione ironica, che avrebbe almeno la funzione di sdrammatizzare cotanta cupezza. Ma d'altra parte è anche vero (e qui a parlare è l'avvocato del diavolo che è in me) che questo è un film troppo determinato a farsi prendere maledettamente sul serio per potersi permettere anche solo un grammo di ironia, la quale rischierebbe di vanificare quello sforzo di incutere paura che è alla base dell'intero progetto. E pazienza, se tale mortifera cupezza può essere percepita come una cappa pesante che toglie il respiro. La vicenda è presto detta. Due ex crociati, in alternativa alla punizione per il loro reato di diserzione, si vedono affidato il compito di gestire il trasporto di una giovane strega verso un monastero dove ella verrà ufficialmente giudicata. Naturalmente questo percorso è costellato di trappole ed insidie, e quando la meta verrà raggiunta le prove si faranno ancor più tremende e culmineranno in un epico scontro frontale con Satana in persona. Poco più di un'ora e mezza che scivola ALLEGRAMENTE tra streghe atrocemente giustiziate, monaci-zombie e la peste che dilaga. E chiudiamo con un cenno al cast. Su Nicolas Cage come si fa ad infierire? Vogliamo forse dire che per tutto il film ha una sola espressione, pari a quella di un cane bastonato? Oppure disquisire sulla incredibile chioma bionda che nel film gli orna il viso e che è già icona scult da record? No, meglio tacere. Molto meglio annotare la presenza di due grandi attori...Il mitico Ron Perlman, la cui facciona animalesca fa anche questa volta la differenza. E poi il formidabile Ulrich Thomsen, che ci sorprende di nuovo con la sua versatilità. Ho detto prima che in questo dramma dalle tinte foschissime non c'è traccia di ironia: una chiave di visione potrebbe essere proprio quella di interpretarlo attraverso quell'ironìa di cui è privo. Sarebbe rivoluzionario.
Voto: 5/6

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