Regia di Luciano D'Onofrio, Monica Affatato vedi scheda film
Cometa chiudi la bocca e vattene via. Lascia che sia io a trovare la libertà. Rievocare una personalità complessa e misteriosa, generosa e innovativa, rivoluzionaria e creativa come Demetrio Stratos la cui vicenda inoltre è calata (non solo) nella produzione degli Area, una delle poche formazioni italiane in grado di reggere l’usura del tempo, la cui esperienza pubblica coincide a sua volta con un momento cruciale della storia politica italiana e della cultura giovanile, è impresa da far tremare i polsi. Il film di Luciano D’Onofrio e Monica Affatato tenta di rendere conto dell’enormità dell’impresa che coincide inesorabilmente con l’imprendibilità di Stratos stesso. Purtroppo il loro lavoro segue pedissequamente lo schema narrativo del biopic musicale canonizzato dal modello anglosassone, inscrivendo così la straordinaria parabola umana e artistica di Stratos all’interno di un percorso espositivo prevedibile. L’alternarsi metronomico di brani di repertorio – alcuni sconvolgenti ancora oggi come quello in cui Demetrio canta/interpreta Artaud – con interviste ai protagonisti sopravvissuti di allora, ci sembra esattamente il contrario di tutto quanto Stratos ha tentato di esprimere lavorando con le cosiddette frattaglie del linguaggio per creare qualcosa di nuovo. Non che La voce Stratos sarebbe dovuto essere (impossibilmente) mimetica della produzione di Demetrio, ma se non altro provare a mettere in scena cinematograficamente la sua eredità – come differenza! – ci sembra che avrebbe potuto costituire una scommessa degna di essere rischiata. Il che non significa che riproporre la ricchezza dell’esperienza stratosiana non sia un valore in sé. Oggi ce n’è bisogno più di ieri. Ironicamente è l’ossequio a un modello narrativo documentario così normativo a riproporre esso stesso, nella sua sclerosi formale, l’urgenza di Demetrio Stratos di evadere dai modelli dominanti del linguaggio. Un’operazione potenzialmente forte ma inespressa. Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!
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