Regia di Luca Miniero vedi scheda film
Claudio Bisio e il cinema, un rapporto quantomeno curioso. L’attore di Novi Ligure e milanese d’adozione si è formato sotto l’egida dell’Elfo di Salvatores e De Capitani (NEMICO DI CLASSE, COMEDIANS). Sul grande schermo è stato tenuto a battesimo sempre da Salvatores nello sperimentale SOGNO DI UNA NOTTE D’ESTATE. Quando ancora aveva i capelli Bisio ha partecipato a film di Dino Risi, Monicelli e Giuseppe Bertolucci per approdare alle commedie generazionali dell’amico Gabriele. Il soldato Noventa con il pallino della fuga in MEDITERRANEO, il fricchettone Alex di PUERTO ESCONDIDO, il reporter d’assalto di SUD, il tassista Corvo Rosso di NIRVANA e aggiungiamo il rappresentante sfigato di articoli musicali de IL CIELO E’ SEMPRE PIU’ BLU di Antonello Grimaldi. Questi sono i personaggi caratteri più significativi della sua prima parte di carriera. Poi arriva il treno televisivo di Zelig, quello di viale Monza a Milano e Bisio decolla, popolarità e il potere di chiamare la Medusa “voglio fare un film” ed ecco ASINI ma nonostante le buone intenzioni e la carineria non attira spettatori. Peggio ancora con LA CURA DEL GORILLA tratto da Sandrone Dazieri, Bisio è un volto televisivo affermato e con il cinema pare aver chiuso definitivamente. Nel frattempo i gusti del pubblico cambiano, l’eroe di Zelig (passato a Canale 5, la rete ammiraglia del Biscione) rientra al cinema in alcune commedie modaiole e leggere (compreso un cinepanettone) e una nota di rilievo con SI PUO’FARE di Giulio Manfredonia.
E arriviamo a BENVENUTI AL SUD, remake di GIU’ AL NORD una commedia francese di grande successo. Il regista Luca Miniero con Massimo Gaudioso sceneggiatore per la versione italiana hanno infarinato luoghi comuni di Nord e Sud e Bisio nel ruolo del protagonista. Alberto Colombo è un funzionario delle poste con moglie e figlio perfettini, dalla provincia lombarda sta per essere trasferito a Milano (il sogno di una vita). Per accelerare la pratica si spaccia per disabile ma la parte non gli riesce bene. Trasferito per direttissima a Castellabate vicino a Napoli, compie un viaggio lunghissimo, inoltre carico di pregiudizi si insedia all’ufficio delle Poste come direttore. Dagli impiegati esige efficienza e ordine, i rapporti con essi dapprima sono diffidenti e un po’ ostili, ma la giovialità e ospitalità dei partenopei sarà travolgente. Colombo raggiunto dalla moglie apprensiva e intollerante finge disagio ma quando dovrà lasciare Castellabate verserà qualche lacrima. Lo sceneggiatore Gaudioso gioca con gli equivoci, le iperboli linguistiche, i paradossi, sfotte alla buona un nord lindo, preciso come la Svizzera e sostanzialmente razzista (le “rondinelle” di Angela Finocchiaro), idem il sud con tutti i suoi intramontabili cliché. Miniero mette in scena o meglio in spot lo script, sembra che da un momento all’altro debba apparire il marchio di qualche prodotto commerciale. Difetto imperdonabile per un film ma gli spettatori hanno gradito questa sorta di farsa applicata ai canoni estetici della pubblicità e della fiction. Per la sopravvivenza del botteghino bisognerà “rassegnarsi” a questa nuova soluzione cinematografica, panacea dell’incasso. Il cast è affiatato e ben selezionato: quasi banali e scontati nel loro consumato repertorio recitativo Bisio e la Finocchiaro, mentre brillano per freschezza e spontaneità Alessandro Siani, Valentina Lodovini e tra gli altri i caratteristi di lungo corso Nando Paone e Giacomo Rizzo. Carini anche i cammei di Naike Rivelli e Teco Celio. Per carità è apprezzabile l’idea della totale assenza di volgarità (la ricetta segreta dei cinepanettoni) e l’operazione nel complesso suscita simpatia ma può bastare a considerarla ancora cinema?
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