Regia di Luca Miniero vedi scheda film
Comicità spicciola, e pure di seconda mano. L'unico pregio del film è la sua capacità di dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che i canoni estetici e mentali d'oltralpe non si applicano alla situazione nostrana: se in Francia vige ancora (forse), nell'immaginario collettivo, la suddivisione del territorio in due zone, Parigi e la province, l'Italia dei terroni e polentoni è ormai una macchietta scaricata anche dalla storia, e consegnata alle opache memorie dell'avanspettacolo. Sotto il cerone d'antan, gli stereotipi del milanese paranoico e stacanovista e del napoletano confusionario e scansafatiche non riescono più a farci ridere, ma nemmeno più ad irritarci, perché ci appaiono, semplicemente, come scontati sintomi di una desolante povertà di idee. La mancanza di originalità, in questo deprimente remake di "Bienvenue chez le Ch'tis", si spinge al punto da mettere in bocca, agli abitanti di Castellabate, un detto popolare inesistente ("Un forestiero al sud piange due volte: quando arriva e quando parte") che è la mera traduzione letterale della frase in dialetto ch'timi citata nel film di Dany Boon ("Dans ch'nord tu pleures deux fois : eul première in narrivant, et l'chegonde, pasqué tu veux pu arpartir!). Sembra paradossale concepire un'opera che si vorrebbe intrisa di italianità e di colore mediterraneo, e ben calata nell'attualità del nostro Paese, tenendo lo sguardo fisso altrove, verso luoghi lontani nello spazio e nel tempo. Eppure, evidentemente, a qualcuno piace sguazzare in queste favole neoromantiche da commedia in vernacolo, dove i problemi veri non trovano dimora, e le storie iniziano tra paure, equivoci ed incomprensioni per finire in un generale vogliamoci bene. In questo Benvenuti al Sud non c'è dunque inventiva, né autenticità, né tanto meno poesia, perché tutto si inquadra in una cornice di banalità posticcia e schematica, tra battute telefonate e gag da vecchia antologia del varietà: insomma, una beata rassegna del nulla, impacchettata nella solita confezione da pronto consumo.
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Di mio già non sono un particolare fan di questo genere di film ma su questo temevo che fosse proprio come tu lo hai brillantemente descritto. Certo che vedere gli incassi che continua a fare c'è da mettersi a piangere...
Ti ringrazio per la tua recensione,che favorisce la mia astensione dalla visione del film:ho aspettato finora e dubito che andrò a vederlo.
Visto che soffro troppo nel vedere attori e attrice che mi piacciono sfruttati malamente in questi tipo di operazione(il culimine l'ho raggiunto quando la mia amata Morante ha interpretato Ricordati di me,un film che le ha letteralmente stroncato la carriera),eviterò di procurarmi un altro dispiacere per Valentina Lodovini,che credo si avvii ad essere la milionesima attrice italiana sprecata.
Un saluto.
Grazie dei commenti. Io di sicuro non sono un abituale frequentatore di questi pellicole nostrane, che sulla carta si preannunciano come risciacquature della fu gloriosa commedia all'italiana. Ma questa volta, nonostante il giudizio negativo della redazione del sito (sulla quale solitamente faccio affidamento per orientarmi nelle scelte, cinematografiche e televisive), la curiosità ha avuto la meglio: un campione d'incassi che ha diviso la community (17 opinioni positive, 15 sufficienti e 10 negative) invogliava a dare un'occhiata. Nonostante le mie aspettative non fossero certo elevate, ho rimediato comunque una grossa delusione. Il cast è di valore, e salva abilmente le apparenze, ma la sostanza è davvero poca cosa. Bravi Bisio e Siani, e (lo dico per Mr. Klein) brillante ma sprecatissima Valentina Lodovini. Un carissimo saluto da OGM.
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