Regia di Luca Miniero vedi scheda film
Se funziona in America perché non dovrebbe essere lo stesso anche da noi: visti i risultati è questa l’unica spiegazione valida per un operazione che riprende nella sostanza uno dei maggiori successi del cinema d’oltralpe e lo trasforma in un prodotto che vorrebbe essere qualcosa di più di un cinepanettone ma in definitiva risulta discostarsi poco dalla sua logica produttiva. Con il faccione di Bisio a farla da padrone e con un Alessandro Siani troppo manierato per risultare un degno contraltare, “Benvenuti al sud” ed il suo incipit si dimostrano in sintonia con certo pensiero politico convenientemente attaccato ad una visione del meridione folkloristica e deteriore e costruita su un abecedario da barzelletta demodè. Nei fatti il film si dimostra più benevolo rispetto alle intenzioni, scivolando quasi subito in un clima da sagra paesana in cui anche il più cattivo si trasforma in un amico e dove malintesi ed incomprensioni sono il pretesto per fare simpatia. Qualche volta si ride, il più delle volte si resta in attesa di un colpo di coda che non arriverà.
Dopo il giovanilistico “Questa notte è ancora nostra” Miniero vira alla commedia restando attaccato ad un cinema fin troppo corretto, le cui armi sono quasi totalmente affidate all’estemporaneità dei suoi attori. E se Bisio, nella parte di un direttore delle poste trasferito dalla provincia milanese a quella napoletana è sicuramente meglio del becchino Vaporidis, nulla può di fronte a sequenze come quella del “carosello napoletano” messo in piedi per confermare alla moglie l’opinione di un Sud volgare e pericoloso. Tra eccessi caricaturali e recitazione sopra le righe finisce anche lui per naufragare in un teatrino di luoghi comuni e scontatezze verbali. Il pubblico gradisce con incassi da record al botteghino.
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