Regia di Luis Prieto vedi scheda film
il terribile regista di Ho voglia di te (in un primo momento credevo fosse Lucini, mediocre ma con più mestiere) torna con una storiella dai presupposti appena curiosi (una ragazza appena rimasta orfana che preferisce ai nonni svampiti e alla solitudine l'amante del padre) che desta curiosità e coinvolge anche per la rinuncia, apparente, agli stilemi fracassoni del cinema giovanilistico italiano. Ma è solo l'incipit a restare sospeso in un'ombrosa atmosfera post lutto, senza eccessivi drammi e con molta fumosità...dopo il pianto convulso e liberatorio della protagonista si assiste alla solita sarabanda di stereotipi ricattatori. Si parte con l'uccisione involontaria di un gatto - stratagemma crudele e inutile per supplire alla mancanza di idee e per creare un po' di pathos posticcio - e poi si snocciola la storia d'amore adolescenziale e la stentata complicità femminile, mentre la neo-orfana passa da un minuto all'altro dal pazzo amore per un coetaneo alla gelosia distruttiva, dalla lascivia ubriaca alle pose da ninfetta. tra le altre cose la ragazza sensibile seduce lo stolto e segretamente viscido fidanzato dell'altra, salvo pentirsene subito dopo (ma la cosa non verrà mai alla luce). sociologicamente schizofrenici personaggi primari e comprimari: l'amica snob da un posto al sole, l'amica "sicula" da quel coacervo di banalità che è Zelig (almeno il collega ciccione è lo sceneggiatore di Boris, ma qui è solo un'altra macchietta inutile). la Gerini, attrice quasi sempre mediocre se non pessima, fa quello che può nel ruolo di un'ultra trentenne bambinona e scioccherella. immancabile poi la nonna sospirosa incarnata dalla Sandrelli. per fortuna che a riscattarla è intervenuto Virzì...
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