Alcuni ballerini, mostrati come in un negativo fotografico, si esibiscono in una serie di coreografie: assolo, passi a due, collettivi. I ballerini scivolano e piroettano sfidando il lento ruotare del cielo stellato dietro di loro e senza preoccuparsi della legge di gravità. I loro movimenti sono accompagnati da una musica eseguita da un piccolo ensamble di strumenti a fiato e percussioni.
Note
Molti critici considerano questo cortometraggio il lavoro più debole e meno riuscito di Maya Deren, esponente numero uno dell'avanguardia statunitense. Va comunque sottolineata l'eccellente colonna sonora composta da Teiji Ito, compagno di vita e di lavoro della regista che tendenzialmente preferiva lavorare senza il sonoro.
Lo spazio c'è, anche se non si vede. A renderlo percettibile sono, ancora una volta, la musica ed il movimento. Quest'ultimo, in questo cortometraggio, è il moto apparente delle luci prodotto da un obiettivo o un occhio che percorre rapidamente un cielo stellato. A questo si aggiungono i sogni, che riempiono la notte di forme animate. Il buio è il regno della libertà:… leggi tutto
Lo spazio c'è, anche se non si vede. A renderlo percettibile sono, ancora una volta, la musica ed il movimento. Quest'ultimo, in questo cortometraggio, è il moto apparente delle luci prodotto da un obiettivo o un occhio che percorre rapidamente un cielo stellato. A questo si aggiungono i sogni, che riempiono la notte di forme animate. Il buio è il regno della libertà:…
L'altra passione della Deren è la danza (fece parte anche di una compagnia) e qui immerge alcuni ballerini sullo sfondo di un cielo stellato, sotto sembianze di spettri, quindi come ulteriori elementi di sovversione delle leggi naturali, capaci di elevarsi allo stesso livello dell'armonia delle sfere, ancora al confine tra immanenza, magia e trascendentale.
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