Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
È l'ultima, estrema, propaggine della commedia all'italiana, che unisce due mostri sacri come Alberto Sordi e Mario Monicelli i quali in coppia (e insieme a Gassmann) già furono artefici di quel capolavoro che è La grande guerra. Con tutti i suoi difetti, il film è riuscito, con tutte le sue macchiette che riescono a restituire, non si sa se nonostante o se proprio grazie agli scherzi del marchese, la Roma papalina del primo Ottocento. Resta comunque una monumentale interpretazione di Sordi, tornato a uno dei suoi personaggi cinici ("Mi dispiace" dice ai popolani coinvolti in una rissa e arrestati dai gendarmi "ma io so' io e voi nun siete un cazzo!"), infami, ma in fondo con un grandissimo senso di giustizia, come dimostra l'episodio dell'ebanista ebreo Aronne Piperno (Billi). Grandissima anche la prova di Paolo Stoppa, senza ombra di dubbio uno degli attori che hanno fatto grande il cinema italiano del secondo dopoguerra. Qui dà vita a un Pio VII curiale ma di grande umanità e ironia: quando i francesi entrano indisturbati nelle "sacre stanze" per rapirlo, dice "Chi era di guardia? Il Marchese del Grillo? Be' almeno nessuno si sarà fatto male..."
Fa una buona comparsata.
Bravo come al solito. Avesse avuto più personalità, avrebbe potuto ripercorrere le orme di Carmelo Bene, cui secondo me somiglia anche fisicamente.
Un grandissimo.
Un attore di cui non si avvertirà mai abbastanza la mancanza. Dava il meglio di sé quando era diretto da altri registi, più di quando si dirigeva da solo.
Anche se negli ultimi anni ha accusato diverse battute a vuoto, Monicelli è una garanzia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta