Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Prima o poi doveva farlo, Alberto Sordi. Misurarsi con un personaggio da leggenda della Roma papalina, dico. Non dalla parte di Pasquino (per quelle parti c’è il magnifico Manfredi), ma dall’altra. Quella arrogante, strafottente, cattolica che lecca i piedi a pontefici e cardinali. Il marchese Onofrio del Grillo è ciò che di meglio poteva capitarli, uomo dedito alla burla pesante e agli scherzi beffardi – anche ai danni del papa Pio VIII – che nulla ha mai combinato di concreto nella vita. Quando si mette nei guai trova anche un sosia in un popolano. Tra equivoci ed altri episodi comici si arriva alla conclusione. Casca sempre in piedi, questo marchese del Grillo, che porta agli estremi i caratteri comuni del romano universale, sia di borgata che di alto bordo. Imbastendolo di cinismo e sarcasmo, con una interpretazione assolutamente maestosa, Alberto Sordi rende indimenticabile il suo marchese in un film tutt’altro che memorabile, diretto da un Monicelli in gita premio. Il film è di, su, per e con Sordi, è lui il motore dell’intera vicenda e senza di lui, se privato della sua grandiosa presenza, il film sarebbe stato inutile e monotono – certo che due ore e passa sono troppine… Meno male che c’è uno stuolo di caratteristi a far da spalla all’incontenibile protagonista, dal papa disegnato con intelligente ironia da una vecchia volpe come Paolo Stoppa al folle Flavio Bucci passando per Riccardo Billi, Cochi Ponzoni e Leopoldo Trieste. Musiche risorgimentali di Nicola Piovani.
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