Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
E' difficile riuscire a capire cosa passasse per la testa di Comencini, ormai anziano e debilitato dalla malattia, quando intraprese l'avventura del remake del film di Vajda del 1955: forse per consolidare una volta per tutte la fama di 'regista dei bambini' e lasciare il suo pubblico con un lavoro degno di tale luogo comune (non sempre fondato, a dire il vero), il grande regista di lavori come Tutti a casa o Pane, amore e fantasia ritenta il colpaccio in stile Le avventure di Pinocchio, con un riadattamento di un lavoro sull'infanzia che va a solleticare la pietà e la commozione del subconscio degli spettatori. In realtà però va rilevato come la storia di Marcellino sia una sorta di boomerang per il cristianesimo: come si può giustificare l'ammazzamento a sangue freddo di un bambino povero e solo, nell'ipotesi di un ricongiungimento con la madre in paradiso? La storia è di una crudeltà invereconda ed il ritratto delle suore (brutali e severe, completamente prive della minima carità e misericordia) è uno spietato atto d'accusa verso una religione che predica ciò che non è assolutamente in grado di mantenere nei fatti. Marcellino pane e vino è dunque una fiaba macabra, intrisa di morte nel suo animo più profondo e che vuole mostrarci la solitudine e la follia della vita di convento; quando il piccolo comincia a delirare, solo nella sua stanzetta, credendo di poter comunicare con un crocifisso e desideroso di esaudire i capricci dell'ometto scolpito sul pezzo di legno, capiamo che la sua fine sta giungendo e la tristezza ci pervade, soppiantata solamente dall'angoscia che ineluttabile arriva alla fatidica dichiarazione del bambino di voler incontrare la madre. Gesù farà risorgere la donna? Certo che no: piuttosto abbatterà l'innocente bambino e sulla vicenda potrà calare un silente 'vissero tutti felici e contenti', per quanto si possa parlare di 'vivere' dopo che il protagonista della storia è stato soppresso bruscamente. Per quanto realizzato dignitosamente, questo è un film per spaventare e per traumatizzare l'infanzia, non c'è molto altro da dire. 2,5/10.
Un bambino viene abbandonato davanti ad un convento di frati. I frati lo chiamano come il santo del giorno, Marcello, e tentano di sbolognarlo alle suore del convento vicino, che però con violenza e arroganza rifiutano categoricamente di accoglierlo. Marcellino cresce così in mezzo ai frati, fra le leggende e le superstizioni cristiane, tranne per un breve periodo in cui va a vivere presso un conte che ne aveva reclamato, sbagliandosi, la paternità. Una notte, nel delirio della malattia, Marcellino sente perfino il crocifisso parlargli: gli porta in dono pane e vino e Gesù lo ringrazia uccidendolo, così il piccolo potrà finalmente raggiungere la sua mamma nel posto dove si trova: il regno dei morti.
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