Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
Il nuovo mélo hollywoodiano passa anche attraverso i romanzi di Nicholas Sparks che hanno già una caratterizzazione visiva ben definita: amori vissuti attraverso il tempo, alternanza di luce e ombra, sospensioni sui primi piani dei protagonisti. La sfida è complessa e il limite tra la riuscita e il fallimento è quasi invisibile. Con Dear John, tratto da Ricordati di guardare la luna, Hallström non rischia nulla, al contrario dell’accoppiata Mandoki-Costner (Le parole che non ti ho detto) e, in parte, di Nick Cassavetes (Le pagine della nostra vita). Anzi, è rimasto completamente intrappolato nell’immaginario dello scrittore. Portando sullo schermo la vicenda di John e Savannah la cui storia d’amore viene messa a dura prova, ha dato vita a un film statuario, dove Channing Tatum e Amanda Seyfried non riescono a far respirare i sentimenti dei loro personaggi. Rispetto all’ottimo Hachiko sembra che qui ci sia un altro regista che cade rovinosamente sui frammenti bellici e non sfrutta mai il potenziale delle lettere, quindi della scrittura, come droga emozionale. Con questa materia, in un altro cinema, in un altro tempo, ci voleva il fantasma di William Dieterle pronto a impossessarsene.
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