Regia di Edoardo Winspeare vedi scheda film
Un esempio lampante di Cinema Glocal. Edoardo Winspeare compie un detour formale e autoriale per cantare la resistenza di un centro interculturale di Roma che accoglie bambini di ogni provenienza offrendo un modello didattico genuinamente “interattivo” basato sulla partecipazione e l’accoglienza. Nonostante la dedizione sovrumana degli educatori, il centro rischia di chiudere e per sopravvivere si affida ai genitori dei bambini e alla tenacia degli educatori che vi operano. Winspeare evita di predicare ai già convertiti e mette in scena le modalità di lavoro degli insegnanti. Si cala nelle dinamiche del processo educativo senza anteporre le proprie convinzioni, lasciandosi coinvolgere invece come sguardo filmante. Alternando osservazioni dei protagonisti con brani di vita del centro, Winspeare diventa parte del microcosmo che racconta senza abusare della sua posizione di osservatore. L’incanto e la sospensione magica, caratteristica principe del suo cinema, diventano parte integrante di un lavoro che poco alla volta abbandona il versante meramente “documentario” per assumere i contorni di un poemetto illuminista che rilancia, senza darlo nemmeno a vedere più del necessario, questioni sacrosante.
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