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Mine vaganti

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mine vaganti

di axe
6 stelle

Tommaso Cantone è il rampollo di una famiglia di Lecce proprietaria un pastificio; vive a Roma, e sono molte le cose che i parenti non sanno di lui. Di ritorno nel Salento, apprende che si conta sulle sue capacità per il rilancio dell'azienda; il suo ruolo acquisisce ancor più importanza, nel momento in cui il fratello Antonio, reggente della ditta, dichiara pubblicamente di essere gay e di aver avuto una relazione con un operaio della fabbrica, e pertano è cacciato via di casa dal padre, che non accetta tutto ciò. Questo frangente complica di molto la posizione di Tommaso, il quale ha mentito sui propri studi universitari - è laureato in lettere, non in economia - e sulle proprie ambizioni - è scrittore - e pertanto non ha ne' attitudini ne' interesse per gestire un'impresa; inoltre, anch'egli è gay. Una tragicommedia di Ferzan Ozpetek, il quale racconta di dinamiche familiari che regolano il rapporto tra membri più giovani - non solo anagraficamente - e membri più anziani. I fratelli Tommaso ed Antonio sono entrambi gay, tuttavia l'uno ignora la condizione dell'altro. Mentre Tommaso, il quale vive in una grade città, non trova ostacoli, Antonio, che si è assunto onori ed oneri legati alla gestione dell'azienda di famiglia, è costretto alla clandestinità, poichè i genitori, anche per motivi di immagine sociale, non accettano tale condizione. Antonio, non senza un implicito risentimento verso Tommaso, "scarica" sul fratello ogni responsabilità. Tommaso, inizialmente, cede alla volontà dei genitori. Ma le sue inclinazioni e la sua natura, gradualmente, emergono. Ciò anche grazie all'arrivo del compagno Marco insieme a tre amici, incapaci di nascondere d'essere gay. La sorte della famiglia Cantone è dunque segnata ? No. E' la nonna di Tommaso, un personaggio chiave del racconto, molto moderna nonostante l'età, poichè un dolore giovanile le ha permesso di "capire il gioco", a compiere un'azione destinata a riequilibrare le dinamiche familiari. Qua e là si ride, impossibile non farlo, durante alcune sequenze che mostrano all'opera gli assai "macchiettizzati" amici di Tommaso. Ma la tematica è seria; la difficoltà di fare "coming out" è inserita in un più ampio contesto di dissidio tra l'essere e l'apparire. L'invito del regista è ad essere felici, oltre le convenzioni - non solo Tommaso ed Antonio ne sono stati vittima, ma anche la nonna, la loro zia Luciana e l'eclettica Alba, "socia" in affari - oltre le differenze, oltre il concetto di tolleranza. Discrete le interpretazioni; ho molto apprezzato Ilaria Occhini nelle vesti della nonna, all'apparenza "mina vagante", in realtà un personaggio lucidamente consapevole delle dinamiche che regolano società e famiglia, e pertanto in grado di orientare il corso degli eventi. Il film non mi è dispiaciuto, trovo condivisibile ogni argomentazione; l'ho trovato, però, eccessivamente "didascalico", almeno in rapporto ad un sistema di pensiero che non considera l'essere gay un "problema".

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