Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Özpetek scombina il suo cinema, lascia Roma per Lecce e si fa contagiare dal gusto per gli eccessi e i colori accesi vagamente à la Pappi Corsicato. Anche il suo genere d’elezione, il mélo, va alla deriva e si mischia alla commedia, in un amalgama però non privo di grumi. Assistiamo al coming out di Tommaso, che si rivela gay al fratello Antonio e promette di farsi cacciare di casa, per scampare agli affari e agli obblighi di famiglia. Ma Antonio lo anticipa con una rivelazione altrettanto scioccante per l’omofobo genitore. Tommaso non ha quindi il cuore di dare il colpo di grazia al padre, e si ritrova intrappolato in una famiglia lasciata diversi anni prima per trasferirsi a Roma (un po’ come il Mastandrea di Non pensarci). Oltre ai genitori ci sono la zia ninfomane e la nonna anticonformista, che insegna come non si sarà felici se si fa sempre quel che dicono gli altri: curiosamente quasi le stesse parole dell’Alice di Tim Burton. La commedia familiare si popola via via di divertenti macchiette e trova un discreto ritmo nell’inanellare gag e battute: niente di eccezionale, ma si ride in più di un’occasione. Peccato per le pretese drammatiche e il flashback conclusivo, che rimangono corpi estranei.
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