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Mine vaganti

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mine vaganti

di laulilla
4 stelle

Il sud italiano - in questo caso il territorio ricco di storia del Leccese - rappresentato con la leggerezza superficiale della commedia italiana.

 

Capitalismo familiare e maschile; le donne in casa per garantire l’eredità della gestione di un piccolo impero alimentare, e per celare presunti vizi e vizietti affinché il “privato” non diventasse di pubblico dominio. 

In questo modo un tema serissimo, come l’outing di un giovane omosessuale diventa l’occasione per riproporre indegni stereotipi di genere, in una regione del nostro meridione allora governata da Niki Vendola, votato dalla maggioranza dei pugliesi, con ogni evidenza per nulla scandalizzati dal suo outing pubblico.

Lo voglio ricordare perché la mia impressione è che, al di là delle polemiche più o meno pretestuose, il cinema prodotto in Italia non aveva raccontato il nostro paese, che forse -nonostante i diffusi pregiudizi – era meno arretrato di quanto Ozpetek, regista e co-sceneggiatore – insieme a Ivan Cotroneo – avesse narrato.

 

Questo è un peccato, perché il film presenta qualche pregio di non poco conto: la bella fotografia di Maurizio Calvesi; le eccellenti immagini del paesaggio pugliese; la  bella musica di Pasquale Catalano.


Cercare il consenso del pubblico, suscitando il riso sulle affermazioni arretrate di un padre ottuso, o sulle esibizioni muscolar-palestrate di un gruppo di gay romani piovuti nel leccese per far compagnia al protagonista Tommaso (Riccardo Scamarcio), o sui grotteschi stratagemmi notturni di sua zia Luciana (Elena Sofia Ricci) per ricevere in santa pace l’uomo che ama, mi pare un modo regressivo di rappresentare il problema della libertà delle scelte sessuali, lecite visto che non danneggiano altre persone.


Le risate continue e anche gli applausi a scena aperta che - su questi aspetti del film - avevo sentito in sala mi inducono a non apprezzare affatto il film in questione.

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Ultimi commenti

  1. mck
    di mck

    Beh, quasi certamente Vincenzo Cantone ha messo la "x" per Raffaele Fitto e Rocco Palese assieme al 49% (2005) e al 42% (2010) dei votanti, tutto qua :)

    Voglio dire: Vendola è stato eletto dalla maggioranza... risicata degli aventi diritto (nel 2010, con un'affluenza minore, è stato rieletto perdendo 130.000 voti ma cmq. allargando la forbice a discapito del C-DX: gli elettori contenti non vanno a votare...), e non è che un Presidente di regione, se pur confermato, fa primavera.

    Poi, sui "modi" di Ozpetek si può discutere, e senz'altro concordo su molti dei rilievi che fai. (Non ho ancora visto Diamanti, ma - a parte l'argomento - non credo sia cambiato molto in 15 anni.)

    "...il nostro paese [...] forse - nonostante i diffusi pregiudizi - era meno arretrato di quanto Ozpetek [...] - avesse narrato...": insomma, io purtroppo metterei l'accento su quel "forse".
    Come al solito bella pagina, Lilli, che induce al "dibattitohhh!".

    P.S. Per uno spaccato di quel tempo ti consiglio di recuperare, sempre che tu già non lo conosca, s'intende, "C'è un Posto in Italia" di Corso Salani: a prescindere da quel ch'è successo post-2013 (di cui puoi fartene un'idea nei commenti "a caldo" di @marcello del campo, @m valdemar e miei in coda al mio pezzo sul film) è un bel "tuffo" nel recente passato.
    Ciao :)

    1. laulilla
      di laulilla

      Ciao Matteo.
      Grazie del commento, dei giusti suggerimenti a riflettere sull'immagine che di sé intendono dare i politici che sono di solito del tutto consapevoli che un conto sono le promesse elettorali ma che un altro conto è la politica che, una volta rieletti, metteranno in pratica...

      Insomma, i disastri che arrivano fino ai nostri giorni non sono che la conseguenza di un certo modo di concepire la cosa pubblica in funzione delle ambizioni personali.
      Oggi ne paghiamo un salatissimo conto, purtroppo.

      Non conoscevo "C'è un Posto in Italia" di Corso Salani. Sì, un bel tuffo nel passato (che non passa, ma si ingigantisce aumentando le angosce che ci/mi torturano).
      Grazie anche di questo. :-)

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