Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati torna a graffiare e la cosa non può che rallegrarmi. Sdoganatore per eccelenza di attori talentuosi sprecati in produzioni di second’ordine (si pensi a Diego Abatantuono o Massimo Boldi), il regista ritrova a 34 anni di distanza Christian De Sica, diretto nel 1976 nel simpaticissimo “Bordella”. Non è un mistero che Christian De Sica sia un autentico fenomeno recitativo, gettato via da un’inesistente industria cinematografica italiana. Qui, l’eccezione conferma la regola. Il ruolo interpretato da De Sica è degno dei peggiori personaggi incarnati da Alberto Sordi: vile, opportunista, egocentrico, persino volgare. Al di là di questa splendida prestazione, il film descrive con raccapricciante realismo una certa Italia di oggi... forse di sempre. Ad essere denunciati non sono però grandi potenti dello Stato o dell’alta finanza. In questo film si parla di migliaia di persone che mi verrebbe voglia di definire l’”indotto” dello Stato e della finanza. Per la carriera e il denaro non si indietreggia di fronte a nulla. Finale sconsolante, forse un po’ debole. Laura Morante trova la misura del suo personaggio (è completamente fuori di testa!) ed è deliziosa nei suoi duetti con Sydne Rome. Confesso di non aver mai visto “Il commissario Montalbano”. Comunque sia, qui Luca Zingaretti mi è sembrato convincente. Un’ultima annotazione e una battuta. Maurizio Battista, one-man-show rozzo ma molto efficace, qui alla sua prima esperienza cinematografica, si cala in maniera esilarante nei panni del lacché del potente. E’ nata una spalla! (Buuuuuuh!)
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