Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Abbandonate le trascurabili e decisamente poco entusiasmanti vicende del Bar Margherita, Avati trona alla commedia più cinica ed amara offrendoci uno spaccato d' Italia quanto mai attuale. Luciano Baietti è un imprenditore senza scrupoli che, pur di finanziare i propri loschi progetti e piani di potere, non eista a truffare e piantare in asso neo-moglie e due figli già a poche ore dal banchetto di nozze. Passano una quindicina d' anni e l' uomo d'affari è sì al capo di una holding tenatacolare ma indebitato sino al collo e messo alle strette dalla giustizia per questioni fiscali e presunti brogli. Appoggiato, quasi manovrato, da un cinico ed ippocondiraco commercialista, "il" Baietti non esiterà a coinvolgere nuovamente la famiglia abbandonata, nella persona del figlio più piccolo del titolo, pur di salvarsi dall' imminente rovina. Un soggetto potenzialmente interessante che nelle mani del regista bolognese perde d' incisività, smarrito fra diverse sottotrame di matrice sentimentale. Il quadro di paese intrallazzone che tira avanti fra favori e minacce e che guarda solo al tornaconto privato funziona, non convince invece il ritratto di famiglia disfunzionale, poco convinto nel finale e vittima soprattutto di una Morante che, con la sua "scemina", ci propone l' ennesimo e fastidioso ritratto di donna sull' orlo di una crisi di nervi. Bene Nicola Nocella, impacciato studente cinephile del DAMS e realmente notevole la prova di Zingaretti. Il De Sica Jr. in chiave drammatica racchiude un pò tutto il senso del film : ci prova ma non è che convinca granchè.
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